Il balsamo del perdono. Francesco trova sempre espressioni efficaci per dare senso alle sfide. Nella sua seconda giornata nello Sri Lanka, il Papa latinoamericano usa queste parole nel contesto di una nazione che ha vissuto una lunga guerra civile, ha visto consumarsi una violenza tra fratelli, anche se di etnia e religione diversa. Espressione che si addice benissimo al nuovo santo, Giuseppe Vaz, che Francesco proclama a venti anni dalla beatificazione presieduta da Giovanni Paolo II nello stesso luogo, nella stessa città di Colombo, quasi negli stessi giorni.
Quanto c’è bisogno nel nostro mondo del balsamo del perdono. E non solo per mettere fine a un confitto, qui nello Sri Lanka, che se è terminato dal punto di vista dell’uso delle armi, della contrapposizione, non lo è affatto dal punto di vista dei rapporti tra i due popoli.
Riconciliazione, giustizia, pace. Parole che pronunciamo spesso, che noi cronisti mettiamo in fila, l’una dopo l’altra come se fosse la cosa più semplice del mondo. Ma ha ragione Francesco quando dice che non è una cosa facile mettere da parte anni di odio, di contrapposizioni. Non è facile quando, come nel santuario di Madhu nel nord orientale del Paese, quel prato dove oggi la gente è assiepata per ascoltare Papa Francesco, per molti anni è stato il luogo di accoglienza di sfollati, persone scappate dalla violenza.
Ecco che il perdono, proprio come un balsamo, può lenire le ferite, aiutare a superare i momenti difficili.
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