DIOCESI – Mercoledì 14 gennaio si è tenuto il terzo incontro di formazione diocesano con don Andrea Andreozzi.
All’inizio vi è stata la lettura della Lettera di San Paolo che va al cuore della fede: Cos’è il cristianesimo senza la resurrezione? … Vana è la nostra fede senza la resurrezione.
Citando una indagine pubblicata, il vescovo Carlo, introducendo la riflessione, ha evidenziato come credere alla resurrezione anche per i cristiani risulta problematico.
Ma il natale senza la pasqua non è nulla. Quindi dobbiamo tornare a questo nucleo forte che è la verità di cristo.
Don Andrea Andreozzi ci ha accompagnato in questa riflessione: Il Capitolo 15 rappresenta una novità nel corso dell’ argomentazione di Paolo, perché non deve rispondere a una domanda posta, ma tratta il tema centrale della fede.
È un capitolo centrale, all’ inizio della lettera c’è la sapienza della croce e alla fine la resurrezione, al mezzo la vita della comunità cristiana, inserita nel mistero pasquale. La parola corpo è sempre il filo rosso che collega tutta la lettera, è quel corpo che è chiamato a risorgere. L’annuncio del kerigma: cristo muore e risorge per il peccato degli uomini, è importante, per la storia di ogni uomo, e Paolo cerca di toccare il cuore dei Corinti e degli uomini, perché lui è stato toccato nel cuore.
Occorre pensare alle occasioni per questo annuncio pasquale, l esperienza della morte ci è più conosciuta che quella della resurrezione, una riflessione per avviare un’attenzione corretta al culto dei morti.
Ma sorge la domanda se i morti risorgono, una domanda che riguarda tutti.
Paolo risponde con il paragone tra Adamo e Cristo per dire che la resurrezione è di tutto. L’uomo continua a fare esperienza della morte, ma è sottomessa a Cristo, quindi non si può pensare che i morti non risorgano.
Quindi la domanda è come si risorgerà? Sebbene ciò riguarda ciò che non si conosce, se ne può parlare, è l’indicazione di Paolo, che si esprime riprendendo la parabola del seme. Paolo valorizza il corpo, in un tempo in cui il corpo se decadente era svalorizzato, ma Dio lo glorifica, la vita porta già in se i germi della resurrezione. C’è un richiamo a tutta la creazione, che oggi indica per noi un’attenzione a una corretta antropologia in rapporto alla creazione. Un richiamo a accettare che il corpo si trasformi. C’è una visione alta del corpo.
Il vescovo Carlo suggerisce dei compiti a casa: sviscerare e meditare questo capitolo segnandosi le domande che sorgono da porre nelle catechesi in parrocchia ai propri parroci. E ha indicato che Cristo ha redendo tutto l’uomo anche nella sua dimensione corporea, per noi significa guardare nella fede la morte in maniera diversa: non è la fine, preghiamo per i morti, c’è un legame che continua con chi ci ha preceduto e perciò è possibile vivere la comunione.