Sono migliaia e migliaia i giovani filippini riuniti ieri mattina nel campo sportivo della Pontificia e Reale Università Santo Tomas, il più grande e antico ateneo dell’Asia intera. Tutti sono venuti per Papa Francesco, che giunto al penultimo appuntamento del suo viaggio apostolico, ha voluto incontrare la vivace gioventù dell’arcipelago asiatico.
Prima, presso il monumentale Arch of the Centuries dell’Ateneo, il Papa aveva dialogato con i leader delle principali Confessioni religiose del Paese: buddista, ebraica, evangelica, “Filippina Indipendente”, induista, islamica e ortodossa. Poi, si è immerso nella folla di circa 30mila ragazzi e ragazze, svolgendo il consueto tour in papamobile accompagnato da cori, canti e applausi.
Come sempre, poi, Francesco ha spiazzato tutti. Dopo aver ascoltato le testimonianze di tre ragazzi – una adolescente fuggita di casa piccolissima e divenuta una ‘ragazza di strada’, uno studente di ingegneria disorientato dalle nuove tecnologie e dalla perdita di veri lavori, ed un laureato impegnato in attività di volontariato per le vittime del tifone Yolanda – il Papa ha cestinato il discorso scritto e ha parlato per circa 40 minuti a braccio e in spagnolo.
“La realtà è più importante delle idee – ha detto – e la realtà che siete è più importante che le idee che avevo preparato”. Il Pontefice ha poi voluto iniziare ricordando una ragazza di 27 anni morta ieri colpita da una impalcatura che è crollata. Una volontaria, figlia unica, con la mamma a Hong Kong e il padre insieme a lei a Manila. Papa Francesco ha chiesto un minuto di silenzio per la giovane e invocando l’intercessione di Maria ha recitato un’Ave e Maria ed un Padre Nostro insieme a tutti i presenti.
Da lì ha tratto spunto per sottolineare il ruolo delle donne nella società Filippina. “A volte – ha ammesso – siamo troppo maschilisti”, mentre “le donne sono capaci vedere cose e di porre domande che gli uomini non possono neanche comprendere”.
Ha quindi fatto riferimento alla giovane ragazza che poco prima aveva offerto la sua testimonianza, che si era commossa per la domanda: “Perché i bambini soffrono?”. “Soltanto quando saremo in grado di piangere potremo rispondere a questa domanda”, ha risposto il Pontefice.
“Al mondo di oggi manca il pianto, mancano le lacrime”, ha soggiunto, “piangono gli emarginati, piangono quelli che sono lasciati da parte, piangono quelli che sono disprezzati”, invece “noi che non abbiamo queste grandi difficoltà non sappiamo più piangere”.
Gesù stesso, raccontano i Vangeli, piange per l’amico morto, piange quando vede una madre vedova che seppellisce il proprio figlio, piange nel profondo del cuore quando condivide le difficoltà e le sofferenze delle folle. “Se non apprendete a piangere non sarete mai dei buoni cristiani!. E questa è una vera sfida, dovete essere coraggiosi non dovete aver paura di piangere”, ha insistito il Papa.
Rispondendo poi allo studente di ingegneria che domandava il senso delle tante informazioni che le nuove tecnologie mettono a disposizione, Bergoglio ha spiegato che più che di accumulo di informazioni, abbiamo bisogno di giovani sapienti. Ma per arrivare ad esserlo bisogna apprendere ad amare, perché “solo con l’amore le informazioni possono diventare feconde”.
Nel cammino di saggezza, ha spiegato il Papa, “le informazioni arrivano al cuore lo commuovono e ci spingono ad agire. Pensare, sentire e fare sono le tre lingue dell’amore”. Proprio sul tema dell’amore si è soffermata la riflessione del Vescovo di Roma, che, con vigore, ha affermato: “Il vero amore è amare e farsi amare”.
A tal proposito ha ricordato la vicenda di Matteo, che era un gabelliere che raccoglieva le tasse dai giudei per darle ai romani. Gesù passa, lo vede e gli dice: “Seguimi”. Matteo è sopraffatto dalla sorpresa di sentirsi amato.
Allo stesso modo “fatevi sorprendere da Dio”, ha esortato il Santo Padre; anche se a volte si tema “di restare a mani vuote”, non abbiate paura – ha incoraggiato – “le tue mani non sono mai vuote se sono piene d’amore”.
Dunque “pensare sentire, fare e farsi sorprendere dall’amore di Dio”: questo è, secondo Papa Bergoglio, il cammino per diventare saggi e sapienti. L’esempio sono i poveri, da cui imparare “che per amare veramente non basta dare ma anche saper ricevere”. Bisogna quindi diventare “mendicanti di amore”: “Molti – ha annotato il Pontefice – pensano di non avere bisogno di niente e sono veramente dei poveri, sono persone che hanno più povertà, più necessità, più bisogno. Bisogna invece lasciarsi evangelizzare dagli infermi, bisogna tendere la mano coscienti della propria miseria”.
Infine, nell’entusiasmo generale, mentre i ragazzi cantavano “Noi ti amiamo”, Francesco ha affidato tutti i presenti a Maria, e ha espresso la propria gratitudine e chiesto, come di consueto, preghiere per se stesso.