SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Pubblichiamo la nota dell’Assessore Sorge: “Con estremo dispiacere apprendiamo la notizia della cessazione dell’attività di comunità residenziale per minori svolta dalla Casa Famiglia “Santa Gemma Galgani”.
Da oltre 60 anni l’Istituto per minori ha prestato un servizio prezioso per la città grazie ad Elena Angellotti, che proprio per l’opera meritoria svolta per decenni in questa struttura ha ricevuto il Premio Truentum nel 2001, e ai tanti operatori che hanno lavorato per portare avanti quest’opera caritatevole, così come voluta da Don “Franz” Vittorio Massetti, fondatore della comunità.
Con l’evoluzione delle politiche pubbliche di accoglienza dei minori (che oramai tendono a privilegiare l’affido familiare, sia per aspetti economici che per valenza pedagogica, rispetto a quello di comunità), perdono progressivamente ragion d’essere strutture come la casa famiglia Santa Gemma.
Questo non ci ha impedito negli anni di lavorare intensamente con la struttura del Paese Alto per progetti che andassero oltre la semplice accoglienza dei minori. Solo per ricordarne alcuni: sono stati realizzati due appartamenti per l’accoglienza di madri con figli minori e attivato un centro pomeridiano ludico e di doposcuola “Il gabbiano”, poi purtroppo chiuso.
Siamo certi che, come annunciato dallo stesso consiglio di amministrazione, l’istituto “Santa Gemma” riuscirà a proseguire sotto altre forme nella sua opera meritoria nel sociale. Da parte del Comune non mancherà mai il sostegno e auspichiamo che Santa Gemma, seppure in una nuova veste, continui ad essere partner dell’Ente per definire sempre più efficaci strategie di contrasto alle nuove fragilità”.
Don Gianni Anelli ci ricorda come era nata la casa di accoglienza: “A motivo della gravi necessità provocate dalla guerra, don Vittorio faceva ritorno molto spesso a casa da Milano (dove era chiamato a dirigere un pensionato universitario n.d.r.) e nel vedere i bambini poveri sui gradini della stazione provava grande sofferenza: fu allora che insieme a don Bonazzoli e ad alcuni laici decise di dare vita al progetto che teneva nel cassetto, il progetto di una Chiesa nuova e più aperta alla fraternità, il progetto che prenderà il nome di Casa Santa Gemma.
L’aiuto che proponevano era diverso da quello di tante comunità religiose, ad esempio i Salesiani, poiché S. Gemma non nasceva da una congregazione religiosa, ma appunto da laici, che sentivano l’esigenza di aiutare gli altri con amore gratuito.
Lì è nata la mia vocazione”.