Quasi in risposta a quel “non fate figli come conigli” messogli in bocca da giornali e giornalisti, Papa Francesco parla di famiglie numerose nell’Udienza generale di ieri, tutta dedicata al suo recente viaggio apostolico in Sri Lanka e nelle Filippine. “Dà consolazione e speranza vedere tante famiglie numerose che accolgono i figli come un vero dono di Dio. Loro sanno che ogni figlio è una benedizione”, dice ai numerosi fedeli riuniti in Aula Paolo VI.
Proprio gli incontri con le famiglie e con i giovani a Manila sono stati i “momenti salienti” della intera visita, afferma il Papa. “Le famiglie sane sono essenziali alla vita della società… Ho sentito dire – alcuni [lo dicono] – che le famiglie con molti figli e la nascita di tanti bambini sono tra le cause della povertà. Mi pare un’opinione semplicistica. Posso dire, possiamo dire tutti, che la causa principale della povertà è un sistema economico che ha tolto la persona dal centro e vi ha posto il dio denaro; un sistema economico che esclude sempre: esclude i bambini, gli anziani, i giovani, senza lavoro, e che crea la cultura dello scarto che viviamo. Ci siamo abituati a vedere persone scartate. Questo è il motivo principale della povertà, non le famiglie numerose”.
Su queste famiglie, il Papa ha invocato l’intercessione del “Santo Niño”, devozione molto radicata nel popolo filippino. “Rievocando la figura di san Giuseppe, ho ricordato che occorre proteggere le famiglie, che affrontano diverse minacce, affinché possano testimoniare la bellezza della famiglia nel progetto di Dio”, dice. E rimarca la urgente necessità di “difendere le famiglie dalle nuove colonizzazioni ideologiche, che attentano alla sua identità e alla sua missione”.
Nella sua catechesi, il Santo Padre condivide poi le sue emozioni e i suoi ricordi di questo secondo viaggio in Asia, “continente di ricche tradizioni culturali e spirituali”. Nel suo cuore è impresso soprattutto il “gioioso incontro con le comunità ecclesiali che, in quei Paesi, danno testimonianza a Cristo”. Per non parlare “della festosa accoglienza da parte delle folle – in alcuni casi addirittura oceaniche – che ha accompagnato i momenti salienti del viaggio”.
Il riferimento è sicuramente ai 7 milioni di persone che hanno occupato il Rizal Park di Manila, per l’ultima Messa nella domenica del “Santo Niño”. Un numero che ha battuto di gran lunga il record di 5 milioni di presenze alla celebrazione conclusiva la Gmg del 1995 di Giovanni Paolo II.
Ma a Bergoglio poco interessano i grandi numeri. Scopo principale della visita, nonché motivo per cui ha deciso di volare verso l’arcipelago asiatico, è stato ben altro. E cioè “esprimere la mia vicinanza ai nostri fratelli e sorelle che hanno subito la devastazione del tifone Yolanda”.
“Mi sono recato a Tacloban, nella regione più gravemente colpita, dove ho reso omaggio alla fede e alla capacità di ripresa della popolazione locale”, racconta il Papa. Ma dove il Vescovo di Roma è andato a portare consolazione per una immane tragedia, un altro piccolo dramma si è consumato a causa delle avverse condizioni climatiche: la morte della giovane volontaria Kristel, travolta e uccisa da una struttura spazzata dal vento dopo la Messa del Papa. Francesco aveva già chiesto preghiere per la 27enne durante l’incontro coi giovani all’Università Santo Thomas, e anche oggi nell’Udienza rende omaggio a questa “vittima innocente”.
Sempre pensando alla sua tappa a Tacloban, ricorda poi tutti coloro che, dopo il tifone, hanno risposto “con una generosa profusione di aiuti”: “La potenza dell’amore di Dio – dice – è stata resa evidente nello spirito di solidarietà dimostrata dai molteplici atti di carità e di sacrificio che hanno segnato quei giorni bui”.
Con la stessa soddisfazione, Bergoglio ha guardato alla moltitudine di giovani accorsa a salutarlo: “È stata una gioia per me stare con i giovani delle Filippine, per ascoltare le loro speranze e le loro preoccupazioni – afferma -. Ho voluto offrire ad essi il mio incoraggiamento per i loro sforzi nel contribuire al rinnovamento della società, specialmente attraverso il servizio ai poveri e la tutela dell’ambiente naturale”. I poveri soprattutto, perché aver cura di loro “è un elemento essenziale della nostra vita e testimonianza cristiana” e “comporta il rifiuto di ogni forma di corruzione”.
Oltre che nelle Filippine, anche in Sri Lanka Papa Francesco ha vissuto momenti davvero significativi. Anzitutto la canonizzazione del missionario Giuseppe Vaz, questo “santo sacerdote” che “amministrava i Sacramenti, spesso in segreto, ai fedeli, ma aiutava indistintamente tutti i bisognosi, di ogni religione e condizione sociale”. “Il suo esempio di santità e amore al prossimo continua a ispirare la Chiesa in Sri Lanka nel suo apostolato di carità e di educazione”, dice il Papa. Che proprio in lui ha indicato il “modello per tutti i cristiani, chiamati oggi a proporre la verità salvifica del Vangelo in un contesto multireligioso, con rispetto verso gli altri, perseveranza e umiltà”.
Del suo soggiorno nell’isola il Papa porta a casa inoltre i grandi sforzi che il popolo sta compiendo per “ricostruire l’unità dopo un lungo e drammatico conflitto civile”. Un percorso in cui le diverse religioni hanno un ruolo significativo, osserva il Pontefice. Rammenta infatti l’incontro con gli esponenti religiosi, che – dice – “è stato una conferma dei buoni rapporti che già esistono tra le varie comunità” e che il Papa ha incoraggiato “al fine di poter risanare col balsamo del perdono quanti ancora sono afflitti dalle sofferenze degli ultimi anni”.
Il tema della riconciliazione ha caratterizzato anche la visita al santuario di Nostra Signora di Madhu, venerata dalle popolazioni sia Tamil che Cingalesi, meta di pellegrinaggio anche di membri di altre religioni. Lì Francesco ha chiesto a Maria “di ottenere per tutto il popolo srilankese il dono dell’unità e della pace”.
Insomma tanti spunti, tante situazioni e ricordi in questo settimo viaggio internazionale nelle due terre asiatiche, che difficilmente si dimenticherà. “Ringrazio il Signore per questa visita pastorale in Sri Lanka e nelle Filippine”, conclude infatti il Santo Padre, “gli chiedo di benedire sempre questi due paesi e di confermare la fedeltà dei cristiani al messaggio evangelico della nostra redenzione, riconciliazione e comunione con Cristo”.