Sarà la volta buona che il nostro Paese si mette sulla strada della prevenzione, per non dover più assistere ai disastri di Genova allagata due volte nel centro storico, o di Milano con interi quartieri “a mollo”, oppure delle colline e campagne padane, toscane e di altre Regioni che per temporali più pesanti del solito si tramutano in paludi e acquitrini? Forse questa volta, sì. Il Governo Renzi chiede ai cittadini di dargli credito. Mentre il dissesto idrogeologico ha messo in ginocchio, in questi ultimi anni, ampie zone del Paese; mentre non brilliamo, specie in alcune grandi città, per la gestione delle acque, sia quelle potabili sia le reflue; mentre numerose scuole pubbliche accusano la vetustà degli edifici e a volte assistiamo a soffitti che cadono sulla testa degli scolari, Renzi ha messo in piedi una nuova “task force”. Si tratta di una speciale sezione della presidenza del Consiglio denominata “missione” e il cui nome è “#italiasicura” (sito internet http://italiasicura.governo.it). È una struttura di coordinamento, che si affianca ai ministeri specifici (Infrastrutture, Ambiente, Istruzione ecc.) per tenere sotto controllo la mole di interventi. Per la sola scuola, ad esempio, sono già stati previsti oltre 1.000 progetti di recupero, con uno stanziamento di 850 milioni. Così nel sito internet, oltre alle parti descrittive, si trova una tabella che viene aggiornata periodicamente, con le opere avviate (http://passodopopasso.italia.it). Vuole essere una operazione trasparenza. Vediamo come funziona, insieme a uno dei suoi responsabili.
Settecento milioni sul rischio idrogeologico. La struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche è stata affidata a Erasmo D’Angelis, già consigliere regionale in Toscana e presidente di Publiacqua, la più grande società pubblica della Regione. Ecco come illustra il suo impegno in questi mesi: “Abbiamo centrato il primo obiettivo, superandolo di 100 milioni: sono stati aperti nel 2014, da giugno a dicembre, 450 cantieri per circa 700 milioni di euro in tutta Italia per la prevenzione del rischio idrogeologico, grazie al lavoro di squadra che sta impegnando ormai nell’azione di controllo e monitoraggio e sblocco di opere incagliate anche da decenni, tutto lo Stato”. D’Angelis sottolinea l’aspetto della trasparenza delle informazioni: “Abbiamo oggi un database finalmente chiaro di ciò che serve all’Italia per ridurre i suoi immensi rischi di frane e alluvioni. Le Regioni con le autorità di bacino e la protezione civile ci hanno consegnato circa 5.200 opere per un fabbisogno di 19 miliardi di euro. Ma i ritardi nelle progettazioni sono notevolissimi e appena un 15% di progetti sono già esecutivi e cantierabili e riguardano opere urgenti che finanziamo, da Genova a Milano, da Firenze a Cagliari”.
Sei-sette anni per curare l’ambiente. D’Angelis parla anche del tempo che ci vorrà per mandare a compimento questa grossa mole d’interventi: “L’orizzonte temporale di lavoro è di sei o sette anni ma per raggiungere l’obiettivo di prevenire i disastri idrogeologici si tratta di pianificare la sicurezza 365 giorni l’anno, con un lavoro che impegna tutti i livelli della pubblica amministrazione, ma che riguarda anche tutti i cittadini. Oltre a produrre vittime, il dissesto determina danni enormi in termini economici che incidono su tutta la collettività: solo negli ultimi 12 mesi i costi delle alluvioni e del dissesto sono stati valutati pari a 4 miliardi. Servono subito opere ingegneristiche per la messa in sicurezza, ma la prima opera di prevenzione è la fine di ogni abuso, una buona pianificazione urbanistica e una buona manutenzione ordinaria del territorio”.
I maggiori interventi avviati. I vertici di “Italiasicura” sottolineano che tra i maggiori interventi spiccano le opere per la messa in sicurezza del lago d’Idro (50,3 milioni) in Lombardia, lo scolmatore Fereggiano (45 milioni) e gli altri interventi per il fiume Bisagno (37 milioni) in Liguria, ancora l’adeguamento del canale scolmatore di Nord-Ovest per Milano (23,4 milioni), la realizzazione di una cassa di espansione e la sistemazione delle sezioni di deflusso a Castelfranco Veneto (16,8 milioni), lo scolmatore dell’Arno a Pisa-Pontedera (15 milioni) e la cassa di espansione a Figline (14 milioni) in Toscana. La ripartizione regionale dei 429 progetti evidenzia la Lombardia al primo posto con 57 interventi per 137,8 milioni, seguita dalla Toscana con 33 interventi per 62,4 milioni e dalla Calabria con 50 interventi per 58,5 milioni. Per numero d’interventi è avanti il Piemonte con 102 progetti che totalizzano un valore di 33 milioni.
Tre miliardi per le città metropolitane. Per quanto riguarda le città metropolitane D’Angelis afferma che sono arrivate al governo proposte per 2.989 milioni di cui progetti per 176 milioni con progetto esecutivo e interventi per 832 milioni con progetto definitivo. Un altro miliardo di opere cantierabili in tempi brevi, quindi. Roma ha chiesto interventi per 755,8 milioni, Genova per 555,4 milioni, Venezia per 485,6 milioni, Napoli per 343,8 milioni, Torino per 186,8 milioni, Firenze per 143,1 milioni, Palermo per 113,7 milioni, Bari per 105,2 milioni, Milano per 87,3 milioni, Messina per 84,6 milioni. In un momento di perdurante crisi economica, e in particolare dell’edilizia, si tratta di una vera “cascata” di milioni. Da verificare nel loro tragitto, dallo Stato ai territori, secondo i criteri della legalità e della massima efficienza.