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MONTALTO MARCHE – Dopo la scomparsa del munifico Vescovo Codebò, in diversi si sono dati da fare per completare, entrando nella storia diocesana, questo monumento di Fede e di arte, che con la sua magnificenza ci parla continuamente della Gloria divina.
Innanzitutto il Vescovo Monsignor Ascanio Paganelli, che nel suo lungo e rigoglioso episcopato (dal 1673 al 1710… ) spese ingenti somme ed impiegò cospicui materiali per portare all’altezza definitiva la navata centrale, terminando anche il Coro e ottenendo così che nei mesi estivi dopo la Santa Pasqua, da maggio a ottobre, l’erigenda chiesa, ancora incompleta, potesse essere almeno in parte officiata.
Il futuro papa Pio VIII (al secolo Francesco Saverio Castiglioni), che fu Vescovo montaltese per più di tre lustri (1800-1816), si occupò invece della chiesa sotterranea, che era rimasta completamente dimenticata dall’epoca della costruzione sistina, dal momento che tutte le forze si erano poi concentrate a tirar su la Cattedrale sovrastante; e quindi Monsignor Eleonoro Aronne, anche lui Vescovo longevo, sulla Cattedra montaltese per un quarantennio esatto, il quale, chiamato a Montalto l’esimio architetto Luigi Poletti (reso celebre dalla sistemazione della Patriarcale Basilica Ostiense di San Paolo fuori le mura in Roma), poté finalmente dare alla Fabbrica la svolta definitiva, conferendo alla chiesa la sua fisionomia, che si è poi conservata fino ai nostri giorni. E quando, terminati i fondi a disposizione, il Vescovo non esitò a prodigarsi financo davanti al Sommo Pontefice, il Beato Pio IX, ottenne da un altro illustre Cittadino montaltese, il Cardinale Carlo Sacconi, la munificenza che gli permise di decorare magnificamente le pareti, i pilastri, le volte e lo splendido abside, che destano ancor oggi la meraviglia e il plauso unanime di ogni fedele o semplice visitatore.
Ancora è da ricordare il Vescovo diocesano Monsignor Luigi Bonetti, ultimo della schiera dei soli Vescovi dell’antica Diocesi sistina, che, a cavallo tra i due secoli, adornò la facciata del tempio, quasi allo scadere del XIX secolo, con il solenne ed ampio portico, i cui pilastri erano già stati predisposti da tempo, senza però aver mai trovato soluzione. Infine va annoverato tra i Vescovi costruttori il compianto Monsignor Vincenzo Radicioni, che inaugurò, quale Pastore del gregge montaltese, nell’estate del 1959, gli ultimi lavori, e cioè l’altare in pregiati marmi di diverse provenienze nazionali ed estere, il pavimento in marmo, chiaro e resistente, del Chiampo e l’elegante illuminazione appesa ai pilastri.