Due giorni dopo un’accorata omelia a Santa Marta, dedicata alle mamme e al loro ruolo centrale nella famiglia, durante l’Udienza Generale di stamattina, papa Francesco si è soffermato sulla figura paterna.
È sempre più la famiglia, dunque, al centro delle riflessioni del Santo Padre, come testimoniano anche i discorsi pronunciati durante la visita pastorale nelle Filippine e il recentissimo Messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali.
La parola “padre”, ha spiegato il Pontefice, è la “parola più di ogni altra cara a noi cristiani, perché è il nome con il quale Gesù ci ha insegnato a chiamare Dio”, conferendole “nuova profondità” e rivelando, così, il “mistero benedetto dell’intimità di Dio, Padre, Figlio e Spirito”, ovvero “il cuore della nostra fede cristiana”.
La definizione di “padre” ha un connotato “universale” ed “una relazione fondamentale la cui realtà è antica quanto la storia dell’uomo”.
La cultura occidentale, ha osservato il Papa, è arrivata ad auspicare una “società senza padri”, segnata dal mito ideologico della “liberazione dal padre-padrone, dal padre come rappresentante della legge che si impone dall’esterno, dal padre come censore della felicità dei figli e ostacolo all’emancipazione e all’autonomia dei giovani”.
Se da un lato, in passato, prevaleva l’“autoritarismo” di molti padri che impedivano ai figli di “intraprendere la loro strada con libertà” e di assumersi “le proprie responsabilità”, oggi “siamo passati da un estremo all’altro” e il problema principale è diventato quello dell’“assenza” e della “latitanza” della figura paterna.
Troppi padri, ha lamentato Francesco, sono eccessivamente “concentrati su se stessi e sul proprio lavoro, e a volte sulla propria realizzazione individuale, da dimenticare anche la famiglia”.
Questa assenza rende i figli sostanzialmente “orfani”, in quanto i padri “non adempiono il loro compito educativo”, né sanno trasmettere ai figli “quei principi, quei valori, quelle regole di vita di cui hanno bisogno come del pane”. Trascurando le loro responsabilità, molti padri finiscono così per rifugiarsi in un “improbabile rapporto ‘alla pari’ con i figli”.
Il declino della paternità, tuttavia, è un problema che non coinvolge soltanto le famiglie ma anche la “comunità civile” e le “istituzioni”, titolari di una responsabilità “paterna” verso i giovani troppo spesso trascurata o male esercitata. Con il risultato che i ragazzi rimangono “orfani di strade sicure da percorrere, orfani di maestri di cui fidarsi, orfani di ideali che riscaldino il cuore, orfani di valori e di speranze che li sostengano quotidianamente”.
Ai giovani d’oggi, ha detto ancora il Santo Padre, si regalano tanti “idoli” ma “si ruba loro il cuore”; li si spinge a “sognare divertimenti e piaceri, ma non si dà loro il lavoro; vengono illusi col dio denaro, e negate loro le vere ricchezze”.
Il messaggio di Gesù Cristo ai suoi discepoli è diametralmente opposto: «Non vi lascerò orfani» (Gv 14,18); in Lui troviamo “la Via da percorrere, il Maestro da ascoltare, la Speranza che il mondo può cambiare, che l’amore vince l’odio, che può esserci un futuro di fraternità e di pace per tutti”.
Il Pontefice ha poi chiosato a braccio: “Qualcuno di voi potrà dirmi: ‘Ma Padre, oggi lei è stato troppo negativo. Ha parlato soltanto dell’assenza dei padri, cosa accade quando i padri non sono vicini ai figli…”.
Papa Francesco ha motivato le sue riflessioni ‘amare’, per preparare meglio il terreno alla prossima Udienza Generale, che riguarderà “la bellezza della paternità”: un modo come un altro per “cominciare dal buio per arrivare alla luce”, ha quindi concluso.
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