E’ la ferma presa di posizione dei presidenti delle cinque Province marchigiane (Liana Serrani di Ancona, Daniele Tagliolini di Pesaro e Urbino, Antonio Pettinari di Macerata, Paolo D’Erasmo di Ascoli Piceno e Fabrizio Cesetti di Fermo), che invitano la Regione Marche da un lato a colmare i ritardi legati ai suoi obblighi di legge (approvando la normativa con cui vengono definite in maniera certa le competenze che faranno capo alla Regione e quelle delegate alle Province), dall’altro a far sì che il caos generato dall’incrocio tra legge di stabilità e “Riforma del Rio” non ricada ancora una volta sui cittadini, visti i tagli che impediscono alle Province la manutenzione delle strade e delle scuole, i servizi di assistenza ai bambini non udenti e non vedenti, l’assolvimento delle delicate competenze in campo ambientale.
“Ci auguriamo che questo momento di difficoltà – dicono i cinque presidenti – non venga strumentalizzato dalla Regione a fini elettorali, visto che a maggio si terranno le regionali. Non vorremmo essere lasciati nel limbo fino a quella data, occorrono risposte urgenti e non più rinviabili”.
Sono ormai mesi che i cinque presidenti delle Province marchigiane portano questi problemi all’attenzione della Regione, in numerosi incontri con il vice presidente Antonio Canzian e anche con l’assessore al bilancio Pietro Marcolini. E’ recente la lettera spedita ai prefetti dei rispettivi territori, al presidente della Regione Gian Mario Spacca, ai procuratori della Repubblica presso i tribunali territoriali e al presidente della Corte dei Conti di Ancona, in cui viene evidenziata l’impossibilità di garantire l’erogazione dei servizi pubblici essenziali visti i tagli al comparto delle Province.
“Con forte senso di responsabilità intriso di preoccupazione – avevano scritto i presidenti in quella lettera – temiamo che lo stato di manutenzione delle strade provinciali, principalmente nel periodo invernale, possa essere causa di tragedie stradali, come purtroppo siamo abituati a leggere sulla stampa locale e nazionale. Vorremmo scongiurare quelle responsabilità non dovute ad incapacità politico-amministrativa, ma conseguenti a scelte che certamente non abbiamo né auspicato né condiviso. C’è poi il timore di dover necessariamente interrompere i servizi essenziali di competenza dei nostri enti, con effetti deleteri sui cittadini delle nostre comunità”.