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Utero in affitto, condanna Europa, le associazioni familiari chiedono chiarezza

Il Forum delle associazioni familiari chiede al Governo italiano di fare ricorso alla Grande Chambre relativamente alla condanna della Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) all’Italia per aver allontanato un bambino da una coppia che lo aveva avuto grazie a un utero in affitto.
Una coppia italiana ha commissionato un figlio all’estero e una volta nato (da altra donna) lo ha portato in Italia dichiarando che è figlio proprio. Vari gradi di processi fino alla Cassazione che, in linea con la legge, ha confermato che madre è colei che partorisce il figlio. Nel caso particolare quel bambino non era figlio dei due e quindi è stato affidato ad altri genitori. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha criticato il distacco forzato del bambino, ma non è intervenuta, ricorda il Forum, sulla maternità surrogata in quanto tale, proibita dalla legge italiana (la Cedu rispetta la legislazione nazionale) ma “di fatto ne fornisce una potente legittimazione di principio”. “Certo – sottolinea il Forum -, che il bambino sia tolto a quelli che in qualche modo per tre anni sono stati i suoi genitori è una scelta grave. Ma non intervenire significa legittimare qualsiasi possibilità di ‘ottenere un figlio’, con qualunque mezzo, anche contro le leggi dello Stato, spesso dichiarando il falso”.
“Proprio per evitare il ripetersi di queste situazioni (causate soprattutto da leggi poco chiare, spesso stravolte dai giudici anche contro la volontà popolare, come nel caso della legge 40) è necessario opporsi a tali derive e tenere saldi i principi fondamentali dell’ordinamento giuridico”, fa notare il Forum delle associazioni familiari. Infatti, “la Cedu è intervenuta su una materia in cui gli Stati godono di un ampio margine di apprezzamento, contraddicendo la normativa italiana, pienamente confermata dalla sentenza della Cassazione”. Dunque, “ci sono tutti i presupposti e le ragioni per un ricorso da parte del governo italiano alla Grande Chambre, che ha pieno potere di modificare il verdetto, non definitivo, della Cedu”. Di qui l’invito “con forza” al Governo “a fare ricorso contro la sentenza della Cedu, tempestivamente e con convinzione, a difesa della legge italiana, ma soprattutto a difesa del diritto superiore di ogni bambino ad avere un padre e una madre, senza inseguire l‘inesistente diritto di un adulto a pretendere ‘un figlio ad ogni costo’, anche contro la legge”.

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