Il martirio “non è una cosa del passato”, tanti sono vittime anche oggi “di gente che odia Gesù Cristo”. È la constatazione di Papa Francesco all’omelia della Messa di ieri a Casa Santa Marta, riflettendo sulla vita e la morte di Giovanni Battista. Lui – sottolinea Francesco – che “mai ha tradito la sua vocazione”, “cosciente che il suo dovere era soltanto annunziare” la “prossimità del Messia” – consapevole di essere “la voce soltanto”, perché “la Parola era un Altro” -, “finisce la sua vita come il Signore, col martirio”, vittima di un “re mediocre, ubriaco e corrotto, per il capriccio di una ballerina e per l’odio vendicativo di un’adultera”. Il pensiero del Papa va quindi “ai martiri dei nostri giorni, quegli uomini, donne, bambini che sono perseguitati, odiati, cacciati via dalle case, torturati, massacrati”, “che finiscono la loro vita sotto l’autorità corrotta di gente che odia Gesù Cristo”. In secondo luogo, il diminuire di Giovanni il Grande “continuamente fino al nulla” porta il Papa a pensare “che siamo su questa strada e andiamo verso la terra, dove tutti finiremo”. “Anche io finirò. Tutti noi finiremo. Nessuno – riflette Bergoglio – ha la vita ‘comprata’. Anche noi, volendo o non volendo, andiamo sulla strada dell’annientamento esistenziale della vita, e questo, almeno a me, fa pregare che questo annientamento assomigli il più possibile a Gesù Cristo, al suo annientamento”.
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