Umbero Sirio
Incitamento all’odio. Nel disinteresse del Governo ed in particolare del Premier Narendra Modi (e leader del Partito Bjp), che in otto mesi di mandato non è mai intervenuto nello stigmatizzare gli atti di violenza – di fatto, quindi, avallandoli – continuano in India le persecuzioni contro i cristiani. Nei giorni scorsi, l’Agenzia Fides aveva dato conto di una nota inviata da un gruppo di Ong indiane, nella quale si denunciava il peggioramento della situazione. Si leggeva: “Le campagne di incitamento all’odio sono sistematiche, orchestrate anche da esponenti del partito Bjp e da gruppi estremisti indù che promuovono attacchi contro le minoranze religiose, che esprimono il timore che venga eroso il diritto alla libertà religiosa, garantito dalla Costituzione indiana”.
La campagna “torna a casa”. La Ong Catholic Secular Forum, ha diffuso un rapporto sulla persecuzione relativo al 2014, dal quale risulta che settemila cristiani – tra i quali 300 fra sacerdoti, pastori e leader delle comunità cristiane – sono stati vittime di aggressioni, mentre cinque, tra cui un bambino di 11 anni, sono stati uccisi. Il rapporto parla anche della campagna “ghar wapasi” (“torna a casa”) messa in atto dall’estrema destra, che prevede la “riconversione” all’induismo di 273mila persone appartenenti a minoranze religiose nello Stato dell’Uttar Pradesh. Lo stato centrale del Chhattisgarh, dove risiede una grossa comunità tribale convertita al cristianesimo, è quello dove i cristiani rischiano di più.
La manifestazione nella capitale. A New Delhi, la scorsa settimana, prima delle elezioni del nuovo Governo dello Stato, si è svolta una manifestazione pacifica, convocata dall’arcivescovado, per chiedere la cessazione delle violenze nei confronti dei fedeli e delle Chiese, dopo l’ennesimo attacco avvenuto il 2 febbraio contro una chiesa, la St. Alphonsa Church, in cui sconosciuti hanno compiuto atti di vandalismo, dissacrando anche le ostie di una pisside. I partecipanti sono stati caricati dalla polizia e dispersi. Molti di loro – si stimano 350 persone – sono stati portati al commissariato di polizia, perché nel Paese sono proibiti raduni di più di 10 persone, pena sanzioni amministrative e perfino il carcere fino a due anni. Ha dichiarato l’arcivescovo, Anil Couto: “Ancora prima che la protesta cominciasse, gli agenti sono intervenuti con una forza brutale e hanno arrestato responsabili e partecipanti che giungevano per riunirsi davanti alla cattedrale del Sacro Cuore. Condanno fermamente l’azione della polizia che ha assaltato sacerdoti, suore e anziani che tenevano una manifestazione pacifica”.
In tutto il Paese, i cristiani protestano. A Bangalore, nello Stato meridionale di Karnataka, tutti i 140 vescovi indiani, guidati dal cardinale Oswald Gracias, dall’arcivescovo di New Delhi, Anil Couto, e da quello di Bangalore, Bernard Moras, sono scesi in piazza alla testa di un corteo denominato “Marcia per la pace e l’armonia”, a cui si sono uniti sacerdoti, suore e fedeli, per dire “Basta” alle violenze.