Le suggestioni evocate dalla provincia americana in bianco e nero di Nebraska, e il suo ammaccato personaggio principale, ci ricordano tante cose. Ci ricordano i primi film di Peter Bogdanovich, cultore con L’ultimo spettacolo del “come eravamo” nella vita e nel cinema. Ci ricordano il film più anomalo di David Lynch, Una storia vera. Ci ricordano la leziosa cinefilia di Wenders o di Jarmusch. Ci ricordano certi ruvidi e intrattabili tipacci del vecchio Clint Eastwood. E di sfondo ricordano naturalmente l’epopea proletaria, letteraria e non solo, della Grande Depressione, di cui ricorrerebbero molte condizioni nelle nuove povertà odierne, solitamente lontane dai riflettori del cinema.
Tante coordinate convergono nella nuova prova di Alexander Payne, che Martin Scorsese in una recente lettera aperta a sua figlia cita con i due Anderson – Wes e Paul Thomas – tra i maggiori innovatori del cinema americano contemporaneo. Tira in questo film un’aria decisamente artie, come l’industria americana bolla in senso ironico se non dispregiativo le pretese artistiche europeizzanti, ma contemporaneamente esso è anche percorso da una notevole forza, ha un’anima robusta. Che non si esprime a una sola dimensione, vi convivono diversi “generi” e lo spirito della commedia ha la sua parte.
Che si fonda sul protagonista Woody Grant ma ogni piccolo o anche piccolissimo personaggio, come nei magici assortimenti dei film dei Coen, è scolpito con esattezza. Da Billings, Montana, il vecchio e malandato Woody Grant, gioventù da meccanico civile in Corea, ubriacone, pessimo padre e marito, si è messo in testa di raggiungere Lincoln, Nebraska, a milleduecento chilometri, persuaso che lì lo aspetti una vincita da un milione di dollari. In realtà ha ricevuto una di quelle comunicazioni pubblicitarie che fanno promesse fasulle e che normalmente si cestinano subito.Alla fine, per sfinimento, sarà il figlio minore David a dargliela vinta e accompagnarlo. Ma, giacché sulla strada faranno sosta a Hawthorne nel Nebraska da dove la famiglia proviene e dove vivono ancora parenti e conoscenti, anche il resto della famiglia li raggiungerà per una generale rimpatriata. Nel paese, spettrale vittima della crisi, si è sparsa la voce della vincita e per un momento il vecchio Woody diventa un eroe locale. Tra i pochi che sono sinceramente felici per lui, prevalgono i molti, soprattutto fratelli cognate e nipoti, che invece avanzano invidiose richieste e pretese.
Cast sapientemente composto e soprattutto dominato da glorie della splendida stagione americana di inizio anni 70. Antagonista di Woody è Stacy Keach, indimenticato coprotagonista di Fat City-Città amara (con Jeff Bridges). Woody è Bruce Dern, che dimostra più dei suoi 77 anni, antagonista di Jon Voight nel filmchiave sul Vietnam Tornando a casa, dimenticato e ritrovato dal Tarantino di Django enchained.