Zenit, Salvatore Cernunzio
Bergoglio parte dalla prima creazione di Dio dell’universo come narrata dalla Genesi. Creazione che non è mai finita, dice, perché Dio “continuamente sostiene quello che ha creato”. Da essa scaturisce una “seconda creazione”, di cui riferisce il Vangelo: “quella di Gesù che viene a ri-creare quello che era stato rovinato dal peccato”.
Vediamo Gesù tra la gente, osserva il Papa, e “quanti lo toccavano venivano salvati”. Proprio questa è “la ri-creazione”, ancora “più meravigliosa” della prima. A ciò si aggiunge “un altro lavoro” compiuto dallo Spirito Santo che è la “perseveranza nella fede”.
“Dio lavora – rimarca il Pontefice – continua a lavorare, e noi possiamo domandarci come dobbiamo rispondere a questa creazione di Dio, che è nata dall’amore, perché Lui lavora per amore”. Alla ‘prima creazione’ dobbiamo però rispondere “con la responsabilità che il Signore ci dà”, e cioè: “La Terra è vostra, portatela avanti; soggiogatela; fatela crescere”.
Quindi, “anche per noi c’è la responsabilità di far crescere la Terra, di far crescere il Creato, di custodirlo e farlo crescere secondo le sue leggi”, afferma il Santo Padre. Ricorda tuttavia che “noi siamo signori del Creato, non padroni”.
Attenzione, perciò, a “non impadronirci del Creato, ma di farlo andare avanti, fedeli alle sue leggi”. Questa, dunque, è la prima risposta al lavoro di Dio: “Lavorare per custodire il Creato”. E “quando noi sentiamo che la gente fa riunioni per pensare a come custodire il Creato, possiamo dire: ‘Ma no, sono i Verdi!’ No, non sono i Verdi! Questo è cristiano! È la nostra risposta alla ‘prima creazione’ di Dio”, spiega il Santo Padre.
“È la nostra responsabilità – soggiunge – Un cristiano che non custodisce il Creato, che non lo fa crescere, è un cristiano cui non importa il lavoro di Dio, quel lavoro nato dall’amore di Dio per noi. E questa è la prima risposta alla prima creazione: custodire il Creato, farlo crescere”.
Il problema è come rispondiamo noi “alla seconda creazione”. San Paolo invita ad “andare sulla strada della riconciliazione interiore, della riconciliazione comunitaria, perché la riconciliazione è opera di Cristo”. Anche – afferma il Papa, riecheggiando l’Apostolo delle Genti – non dobbiamo rattristare lo Spirito Santo che è in noi, che è dentro di noi e lavora dentro di noi. Perché noi “crediamo in un Dio personale”, un Dio che “è persona Padre, persona Figlio e persona Spirito Santo”.
“Tutti e tre sono coinvolti in questa creazione, in questa ri-creazione, in questa perseveranza nella ri-creazione”, annota poi Francesco. E, dunque, siamo chiamati a rispondere a tutti e tre: “Custodire e far crescere il Creato, lasciarci riconciliare con Gesù, con Dio in Gesù, in Cristo, ogni giorno, e non rattristare lo Spirito Santo, non cacciarlo via: è l’ospite del nostro cuore, quello che ci accompagna, ci fa crescere”.
La preghiera conclusiva del Papa è dunque “che il Signore ci dia la grazia di capire che Lui” e anche “di rispondere giustamente a questo lavoro di amore”.
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è vero, ero presente alla Messa in S. Marta
Ciò che mi ha stupito è la bellissima semplicità della celebrazione, senza fronzoli, pulita, vera ... Sei a S. Marta ma è come se stessi nella tua parrocchia perchè in fondo è così: è Cristo presente che rende tutto ciò possibile.
L'abbraccio con il Papa e la sua benedizione poi sono doni che si conservano nel proprio intimo.