lavoroDi Franco Veccia, direttore dell’ufficio della Pastorale del Lavoro

REGIONE MARCHE – Continua a scendere il numero delle imprese nelle Marche. Nel 2014 sono state 9.938 le aziende che hanno avviato una nuova attività mentre le cessazioni sono state 11.183, con un saldo negativo di 1.195 imprese e la perdita di oltre 3 mila posti di lavoro. Ad oggi le imprese marchigiane sono 174.093. I dati, fonte Movimprese, sono stati diffusi proprio nei giorni scorsi da Unioncamere Marche.

A questa realtà del lavoro, così delicata e difficile, la commissione regionale per il lavoro e la pastorale sociale regionale ha pensato di proporre un seminario per Sabato 21 Febbraio alle ore 9.15 a Loreto presso il Centro Giovanni Paolo II con tema: Dove va l’economia marchigiana? Quali prospettive di lavoro? Introdurrà i lavori il Vescovo delegato CEM S.E. Giuseppe Orlandoni con relazione del prof. Marco Cucculelli Docente di Economia industriale ed intervento dell’Assessore Regionale al lavoro Marco Lucchetti. Ci saranno dei laboratori con esperienze nei vari settori lavorativi il tutto coordinato dai Giovani del Progetto Policoro.

Infatti la Chiesa Italiana sente di condividere la speranza con i tanti giovani che sono in ricerca di un lavoro, o con tutti quei lavoratori che faticano a trovare punti di riferimento nella complessità e precarietà del mondo del lavoro.

Il Progetto Policoro, si caratterizza per aver raccolto “la sfida che la disoccupazione giovanile pone alle Chiese” con la precisa volontà di individuare delle risposte all’interrogativo esistenziale di tanti giovani che rischiano di passare dalla disoccupazione dal lavoro alla disoccupazione della vita.

La risposta elaborata è lavorare insieme per evangelizzare, educare, esprimere impresa.

L’intuizione fondamentale del Progetto, ricchezza della Chiesa Cattolica offerta a tut­to il Paese, è la collaborazione tra soggetti diversi per un unico impegno: l’evangelizzazione. Il metodo è quello di imparare a lavorare insieme (a livello nazionale, regionale, diocesano) seguendo un progetto comune; lo stile è quello di aiutarsi a crescere insieme nel rispetto reciproco delle specificità e competenze, nella solidarietà e nella comunione; la virtù cristiana che lo sostiene è la speranza.

La collaborazione tra diversi uffici pastorali stimola la sinergia tra associazioni e organizzazioni presenti sul territorio e li spinge a operare in reciprocità con i diversi territori del Nord e del Sud. Attraverso un metodo globale (evangelizzazione, formazione, gesti concreti di solidarietà e di reciprocità) che investe la persona nella sua interezza e la società nelle diverse realtà (ecclesiale, istituzionale, associativa) si realizzano così opere concrete, capaci di far germogliare speranza e sviluppo.

In ogni diocesi il Progetto rappresenta una novità e un’opportunità per la diocesi stessa, un lavoro di sinergia fra uffici diversi: l’Ufficio Nazionale per i problemi sociali e il lavoro, il Servizio Nazionale di pastorale giovanile e la Caritas Italiana, solitamente non abituati a lavorare insieme su un progetto di grande respiro; novità per i territori che sperimentano una Chiesa locale presente nell’ambito del lavoro nella prospettiva della speranza, del futuro, con particolare riferimento ai giovani; novità per enti ed associazioni che ricevono dalla Chiesa una proposta di collaborazione per operare ciò che fanno ordinariamente, ma con una motivazione in più o, se si vuole, diversa. La collaborazione tra le diverse pastorali e il coinvolgimento delle associazioni laicali è un vero segno di novità, e va nella direzione di quella conversione pastorale auspicata dai vescovi italiani.

Il Progetto si caratterizza nel porre dei gesti concreti a livello diocesano attraverso un corretto sviluppo del coordinamento diocesano (tre pastorali, filiere, animatore), nella cura dei gesti concreti, incentivare l’attenzione verso i servizi alle persone e ai disabili e di animazione, l’utilizzo di terreni e strutture, la gestione di musei diocesani, la cura dell’ambiente, dei percorsi d’arte e del turismo sociale.

Tali gesti concreti non pretendono di risolvere i problemi che non sono di competenza specifica della Chiesa, ma vogliono essere dei segni autentici da intraprendere per giungere a soluzioni corrette, e stimoli adatti a risvegliare nella coscienza di tutti gli uomini la responsabilità e le capacità al servizio della collettività. Sono spazi d’impegno che rendono presente la pedagogia dei segni, dove si intrecciano fatti e parole, insegnamento ed esperienza: «Si tenga conto di alcune significative proposte emerse: promozione del “terzo settore”, forme di risparmio solidale, di cooperazione, imprese, consorzi e di imprenditoria a favore dell’occupazione giovanile.

Questi gesti concreti che molte Diocesi hanno messo già in atto, dicono la possibilità di far germogliare speranza e sviluppo e donano possibilità lavorative a dei giovani permettendo loro di sposarsi e generare figli.

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