L’Europa guarda con occhio annoiato e distratto la tragedia che si sta consumando in questi giorni al largo delle coste di Lampedusa. Chissà se il numero dei morti che di ore in ore sta crescendo grazie anche alle testimonianze drammatiche dei sopravvissuti, riuscirà a risvegliare nell’opinione pubblica europea un minimo di interesse. Basterebbe anche un piccolo ma reale sussulto di pietà umana. Perché anche la morte di un solo essere umano è un peso sulla coscienza e merita tutta l’attenzione. Ma al largo di Lampedusa, davanti alle coste libiche, i morti sarebbero oltre 300 e non 29 come si era pensato. A raccontarlo sono stati i superstiti del naufragio salvati da un mercantile italiano e giunti a Lampedusa con una motovedetta della Guardia Costiera. Le loro testimonianze – ora al vaglio della Guardia costiera – sono state raccolte dall’Unhcr e parlano di migranti travolti sui gommoni dalle onde del mare in tempesta.
Delle loro storie e delle immagini c’è poco o nulla sui maggiori quotidiani europei e questa “assenza” dà il polso del “sentire europeo”. Le Monde di martedì 10 febbraio dedica addirittura 13 pagine all’affaire Swissleaks, lo scandalo mondiale degli evasori in Svizzera. E tra le inchieste giudiziarie e i giochi finanziari, la tragedia di Lampedusa appare relegata in poche righe a firma del corrispondente da Roma. Le Figaropreferisce dare spazio nelle pagine internazionali alla tragedia ucraina e al braccio di ferro in corso tra l’Europa e la Grecia. In Inghilterra, si riesce a trovare la notizia sul sito di The Guardian solo digitando “Italy” nel motore di ricerca. In Belgio i quotidiani Le Soir e La Libre sono centrati sulla notizia della lotta al terrorismo e sull’arresto di Fouad Belkacem, predicatore di “Sharia4Belgium” d’ispirazione salafista. In Germania, invece, Bild pare ignorare completamente la tragedia di Lampedusa e se si digita “Italien” sul sito del prestigioso Frankfurter Allgemeine Zeitung, esce lo scandalo di Antonio Conte indagato per le partite truccate. Die Welt relega la notizia a una breve ma almeno ammette che la missione di salvataggio “Mare Nostrum” ha portato migliaia di rifugiati nel Mediterraneo in sicurezza. Sostituita poi dall’Ue con la missione “Triton”, che si sta rilevando “inadeguato” citando a questo proposito il parere espresso dall’agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite.
Ogni Paese è sicuramente alle prese con problemi e tragedie. Le regioni orientali dell’Ucraina sono incandescenti e l’Europa è impegnata proprio in queste ore a risolvere il conflitto in corso mettendo in atto tutte le strategie diplomatiche possibili. Ci sono poi la lotta al terrorismo in Europa di matrice islamica e la situazione economica della Grecia. Sono tutte “notizie” che distolgono per un motivo o per l’altro lo sguardo dal Mar Mediterraneo. Ma in quel pezzetto di mare si continua a morire e i più a rischio sono donne, bambini e adolescenti soli. Federica Mogherini, Alto rappresentante dell’Ue per la politica estera, ha esortato l’Europa a fare di più: “Non possiamo permettere altre tragedie del mare nelle prossime settimane e nei prossimi mesi: dobbiamo essere capaci di dare una forte risposta politica e operativa”. Mentre Gianni Pittella, capogruppo dei socialisti e democratici a Strasburgo, è stato ancora più chiaro: “I governi europei devono convincersi che non si può fare accoglienza e soccorso senza uomini e mezzi adeguati: è una vergogna che non siano capaci o non vogliano fare di più”. Mario Marazziti, presidente del Comitato per i diritti umani della Camera dei Deputati (Italia), chiede la Creazione di un’Agenzia europea per l’immigrazione, di una banca dati comune e di un Centro di accoglienza europeo in Sicilia. “L’Europa – dice – non può essere il guardiano di un cimitero”.
“La tragedia è figlia dell’abbandono di Mare Nostrum”, commenta invece al Sir monsignor Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, che aggiunge: “Un’operazione che doveva essere condivisa a livello europeo e consentire un canale umanitario attraverso il quale effettivamente accogliere queste persone alla ricerca di una protezione internazionale”. Sostituita dall’operazione “Triton”, la nuova politica europea sul controllo del Mediterraneo – aggiunge Perego – “dimostra di essere assolutamente “insufficiente, incapace di gestire una situazione che sta crescendo”. Perego fa notare infatti come in questi primi due mesi del 2015 gli arrivi sono aumentati rispetto ai primi due mesi del 2014 e i morti sono addirittura triplicati (“restando ancora ai 29 morti di lunedì e non ai 200 su cui la Guardia Costiera sta indagando”). Si è passati cioè dalle 12 vittime accertate nei primi due mesi del 2014 alle 50 nello stesso periodo del 2015. “Non si può far finta di nulla”, incalza monsignor Perego. “È chiaro che l’Italia affronta questa situazione partendo da una condizione di debolezza per la mancanza di un’organizzazione puntuale di prima e seconda accoglienza. E questa debolezza del nostro Paese diventa un vulnus per tutta l’Europa”. Ma si preferisce ignorare la notizia perché – sentenzia Perego – “si vuole rimuovere una responsabilità e non farla emergere. La responsabilità di un’Europa che sostanzialmente non sta governando questi flussi nel Mediterraneo. L’aver tenuto bassa questa informazione da parte dei media europei significa volerla relegare a un problema esclusivamente italiano ma anche non assumersi una responsabilità sul piano europeo come questa tragedia invece chiederebbe”. Per fortuna non manca mai la parola di Papa Francesco che durante l’udienza del mercoledì si è così espresso: “Desidero assicurare la mia preghiera per le vittime e incoraggiare nuovamente alla solidarietà, affinché a nessuno manchi il necessario soccorso”.
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