Il sacerdote, mostrando alcuni mosaici, come quello nella Cappella Palatina, e dipinti, come quello di Teofane il Greco o quello di Andrej Rublëv, ha messo in evidenza la contrapposizione fra le rappresentazioni di Mosè ed Elia e quelle di Pietro, Giacomo e Giovanni, poiché, mentre i primi contemplano già la gloria di Dio, gli altri sono presi dai gemiti e dalle sofferenze della condizione umana. Questa condizione è condivisa da tutta la creazione che anela alla redenzione, come è possibile scorgere nelle raffigurazioni delle montagne e della vegetazione.
In occidende si afferma invece una rappresentazione della trasfigurazione più piana e descrittiva, come possiamo notare nelle opere di Duccio, del Beato Angelico, di Bellini, del Perugino di Lorenzo Lotto, di Raffaello e di Veronese.
Anche l’opera del Carracci, che appartiene alla Pinacoteca di Bologna, rappresenta la Trasfigurazione secondo le caratteristiche occidentali. In tale opera inoltre si può osservare l’influsso del pensiero del Cardinale Gabriele Paleotti, Arcivescovo di Bologna e grande teologo dell’immagine nel periodo della Riforma Cattolica insieme a Carlo Borromeo.