Morire a poche ore dalla nascita perché non ci sono posti in ospedale. È la triste vicenda della piccola Nicole Di Pietro, deceduta lungo la strada fra Catania e Ragusa dopo essere stata rifiutata da ben 5 Unità di terapia intensiva neonatale (Utin) di altrettanti nosocomi, 4 a Catania e 1 a Siracusa. “Sanità delinquenziale”, ha commentato il nonno della bambina. E le sue parole pesano come un macigno su un settore che nemmeno il volto pulito di Lucia Borsellino, primogenita del giudice assassinato dalla mafia e professionista di valore, è riuscito a salvare. Eppure in questi anni sono stati fatti diversi passi avanti lungo la linea del rigore. Mentre spetta alla magistratura accertare le responsabilità di una morte che, forse, si sarebbe potuta evitare, i siciliani s’interrogano sull’ennesimo caso di “malasanità”.
In crisi il rapporto medico-paziente. I numeri sono inequivocabili: secondo i dati forniti nel 2014 dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori in campo sanitario, nel periodo che va dal 2009 al 2012, su 570 casi di presunti errori medici o di mala organizzazione sanitaria, ben 117 si sono verificati in Sicilia, “maglia nera” dello Stivale. Troppi, secondo le associazioni dei consumatori, che hanno messo in piedi veri e propri “pool” di avvocati a sostegno dei pazienti e dei loro familiari. Un fenomeno a cui corrisponde il moltiplicarsi delle assicurazioni stipulate dai medici. “Il guaio – evidenzia don Mario Torracca, direttore dell’ufficio regionale per la pastorale della salute, nonché dell’omologo ufficio diocesano catanese – è che si è incrinata la fiducia del paziente verso lo specialista, percepito come un freddo esecutore, anche a causa dell’abuso di diagnosi basate sulla strumentazione prima ancora che sulla visita clinica”. L’eccesso di burocrazia a scapito del fattore umano e del buon senso è una delle osservazioni che più si rincorrono dopo la tragica morte di Nicole: possibile che, per paura di prendersi responsabilità, nessuno abbia pensato di accogliere, comunque sia, la piccola in ospedale, cercando solo dopo una sistemazione in reparto?
Il malato? Un numero. “Gli ospedali – dice Torracca – sono diventati ‘aziende sanitarie’; i malati sono diventati dei numeri. In Sicilia abbiamo assistito a tagli di bilancio notevoli; fare economia è un’esigenza sacrosanta, ma l’impressione è che i veri sprechi non siano stati tagliati”. Un esempio per tutti è il servizio notturno di elisoccorso, che a Catania, come a Pantelleria, viene effettuato solo dall’alba al tramonto, mentre a Palermo, Caltanissetta, Messina e Lampedusa rimane operativo h24. La scure della Regione si è abbattuta anche sui “punti-nascita” che non raggiungono i 500 parti l’anno, scesi nel 2012 da 70 a 42. Quanto ai posti nelle Utin, quelli ufficialmente presenti in Sicilia sono 106 (di cui 38 a Catania, città dove ogni anno nascono 12mila bambini), ma in realtà una ventina non sono agibili per carenza di personale o di apparecchiature.
Lo spettro del commissariamento. Il ministro della Salute Lorenzin ha ventilato l’ipotesi di “un nuovo commissariamento della sanità siciliana”. Definizione in realtà impropria, visto che, come ha chiarito il governatore Crocetta, “il settore in Sicilia non è mai stato commissariato”. Pur essendo Regione a Statuto speciale, la possibilità di un commissariamento si porrebbe comunque in due ipotesi: o per mancata garanzia dei Lea (Livelli essenziali di assistenza), e sarebbe il caso di specie, o per la violazione dei parametri economico-finanziari imposti dal Governo. Da questo punto di vista, pur se a fatica, la Sicilia sta rispondendo alle richieste: appena pochi giorni fa era stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la riorganizzazione dell’assistenza ospedaliera, con oltre 18mila posti letto che in 3 anni dovranno essere redistribuiti tra pazienti acuti e lungodegenti secondo precisi criteri. Un’opera che si pone nel solco del famigerato “Piano di rientro” della spesa sanitaria avviato già nel 2007, da una Regione che pure impiega per ogni abitante 1.755 euro in ambito sanitario (dati Istat), cifra inferiore alla media italiana di 1.849 euro. Commissariate sono invece, ancora oggi, dopo mesi, alcune strutture ospedaliere di prim’ordine come il “Policlinico” e il “Cannizzaro” di Catania, dove le nomine dei direttori generali sono bloccate. “Una situazione insostenibile – afferma don Torracca, cappellano proprio al ‘Cannizzaro’ – perché rimangono ferme la programmazione e l’operatività stessa dei nosocomi”. Mentre tutti si augurano che la politica faccia un passo indietro dalla sanità, don Torracca (che è anche cardiologo, ndr) vuole spezzare una lancia in favore dei tanti medici che con eroismo svolgono la loro professione, subendo le lamentele dei pazienti per le vergognose liste d’attesa e le insufficienze strutturali. “Spetta a loro – osserva – rimettere l’uomo al centro del sistema sanitario, affinché sia basato sull’accoglienza, prima ancora che sui bilanci”.
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