Nel messaggio il Papa commenta la sesta beatitudine, “Beati i puri di cuore”, e spiega ai giovani che solo Cristo può soddisfare le loro attese di bontà, felicità e pienezza deluse dalle promesse del mondo. Perché la felicità non basta averla inscritta nella Costituzione, come avviene negli Stati uniti, né può essere garantita dal benessere o dalla cosiddetta “qualità della vita”, come dimostra la Danimarca, considerata “Paese della felicità” e oggi drammaticamente smarrita sotto i riflettori del mondo.
Papa Francesco parla chiaro, come sempre: è l’amore vero a dare la felicità, non le sue tristi caricature proposte da una cultura narcisista e ripiegata sulla ricerca del piacere. Quell’amore “vero, bello e grande” di cui hanno sete i giovani, impegnativo perché richiede fedeltà e responsabilità. Il Papa chiede molto, ma è anche di proposte esigenti che hanno bisogno i ragazzi ai quali occorrerebbe testimoniare che l’amore non è solo emozione: è forza interiore, energia che penetra nelle pieghe più intime, accende il cuore, rompe gli schemi, valica abissi insuperabili e trasforma il mondo. E la vita diventa gioia straripante, anche se apparentemente tranquilla come solo la gioia profonda sa esserlo. Il modello è Gesù; la “Costituzione” il Vangelo.