Scrive infatti il Papa: “Pertanto tutto ciò che nelle cose umane abbia in qualche modo a che fare col sacro, tutto ciò che riguardi la salvezza delle anime o il culto di Dio, che sia tale per sua natura o che tale appaia per il fine a cui si riferisce, tutto ciò cade sotto l’autorità e il giudizio della Chiesa: tutto il resto, che abbraccia la sfera civile e politica, è giusto che sia sottoposto all’autorità civile, poiché Gesù Cristo ha voluto che ciò che è di Cesare sia dato a Cesare e ciò che è di Dio a Dio”.
Fra la sfera politica e quella religiosa esiste una distinzione formulata per la prima volta nella storia da Gesù Cristo nella celeberrima frase ricordata dal Papa: “Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”.
Questa massima, oltre ad affermare la diversità dei campi d’azione, sottolinea comunque un certo primato della religione e della coscienza rispetto ai diritti dello Stato, in quanto evidentemente Dio e Cesare non stanno sullo stesso piano.
Prima dell’avvento del cristianesimo tutte le società erano dominate da una forma di sincretismo fra politica e religione per cui il capo politico era allo stesso tempo capo religioso. Basta pensare all’imperatore romano che rivestiva il ruolo di capo dello stato e quello di pontefice massimo della religione pagana.
Le cose cambiano con l’affermarsi del cristianesimo che desacralizza il potere politico e crea una distinzione di ruoli: si affermano così nel medio evo 2 poteri, quello religioso, detenuto dal Papa, e quello politico, esercitato dall’Imperatore. Afferma infatti Leone XIII: “Dunque Dio volle ripartito tra due poteri il governo del genere umano, cioè il potere ecclesiastico e quello civile, l’uno preposto alle cose divine, l’altro alle umane. Entrambi sono sovrani nella propria sfera; entrambi hanno limiti definiti alla propria azione, fissati dalla natura e dal fine immediato di ciascuno; sicché si può delimitare una sorta di orbita, all’interno della quale ciascuno agisce sulla base del proprio diritto”.
Questa modo di distinguere i poteri, tipico della visione cattolica, può essere sintetizzato nel principio “Libera Chiesa E Libero Stato” che è poi confluito nell’articolo 7 della nostra Costituzione che afferma: “Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani”. Il lettore attento non mancherà di notare che, non solo i concetti espressi dal Pontefice, ma addirittura anche i vocaboli utilizzati nella Immortale Dei sono entrati a far parte della nostra Costituzione. Si guardi ad esempio alla parola “sovrani”.