L’inquinamento ambientale generato dalla diffusione della “fibra killer”, come si sa, non si è limitato ai soli stabilimenti nei quali si lavorava materiale contenente amianto ma ha interessato edifici, tetti, navi treni… Da anni, in Italia, si ammalano di mesotelioma (tumore della pleura o del peritoneo) o di patologie asbesto-correlate comuni cittadini che nulla hanno avuto a che fare con la lavorazione dell’amianto ma che ne hanno inalato la fibra mortale. Non è un caso che delle 258 vittime di cui con una perizia è stata accertata la morte per amianto, “solo” 66 siano ex lavoratori. Migliaia nel nostro Paese sono le persone decedute per amianto, il maggior numero delle quali si è avuto a Casale Monferrato, città simbolo della lotta a livello mondiale, dove da 20 anni moltissimo è stato fatto per la bonifica, ora da completare. Ma in giro per l’Italia non sembra esserci altrettanta attenzione. Quanto amianto c’è ancora nel nostro Paese? Difficile dirlo, anche perché alcune Regioni non hanno fornito i dati. E, soprattutto, che consapevolezza hanno gli italiani della sua pericolosità?