Il 51,9% dei ragazzi iscritti a una prima classe di scuola superiore per l’anno scolastico 2015/2016 ha scelto un indirizzo liceale. Uno su tre, il 30,5%, ha optato per l’istruzione tecnica, il 17,6% per gli istituti professionali. Sono i primi dati emersi dalle iscrizioni on line appena concluse, che hanno raccolto 480.413 richieste presso gli istituti superiori. In calo le opzioni per il liceo classico (sceso al 5,5%, contro il 6,1% del 2014 e il 10% di 8 anni fa), in crescita gli istituti tecnici (oltre il 30%), promosso il liceo scientifico (24,5%). Quasi dimezzate le richieste per i professionali. Tuttavia, il XII Rapporto sul profilo dei diplomati 2014, indagine condotta da Almadiploma (www.almadiploma.it) su 40mila diplomati a luglio dell’anno scorso negli oltre 300 istituti aderenti, rivela che, se tornasse ai tempi dell’iscrizione alla scuola superiore, il 46% cambierebbe indirizzo di studio e/o scuola. Secondo l’ingegner Elio Pasca, direttore di Almadiploma, associazione di scuole nata nel 2000 sul modello del consorzio interuniversitario Almalaurea e da esso sostenuta, in Italia manca “un’adeguata informazione” per orientare gli studenti nelle proprie scelte.
Che cosa le dice la lettura di questi dati anticipati dal Miur?
“Bisogna fare attenzione a non dare eccessivo valore ai dati contingenti, se non contestualizzati. Negli anni scorsi si era avuta una crescita dei licei accompagnata da una riduzione dell’istruzione tecnica; erano gli anni precedenti alla riforma delle superiori, giunta ora a compimento. Oggi l’istruzione tecnica si presenta come un percorso che offre maggiori certezze; per questo si sono forse ristabiliti equilibri alterati nel passato da mancanza di prospettive. Altro elemento da non trascurare è la forza dei media: segno evidente ne è il successo in questi ultimi anni dell’indirizzo ‘Servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera’ rispetto al calo delle scelte complessive degli istituti professionali. I format televisivi hanno rivalutato la figura del cuoco; hanno però creato intorno ad essa un’aura che non rappresenta correttamente la realtà”.
In base a quali criteri i giovani scelgono il tipo di scuola superiore?
“In mancanza di un progetto di società che valorizzi tutte le professioni dando a tutte uguale dignità, intervengono elementi che provocano distorsione. Ribadisco la grande responsabilità della comunicazione, che dovrebbe essere controbilanciata da un intervento comunicativo forte delle istituzioni per spiegare meglio il valore delle diverse opportunità”.
Quanto giocano il contesto familiare di provenienza e la collocazione geografica?
“Senza una comunicazione chiara e autorevole e soprattutto senza un’attività di ‘educazione alla scelta’ che faccia parte integrante di tutto il percorso formativo, è gioco forza che prevalgano elementi esterni. Vista l’età in cui si colloca la scelta della scuola superiore è inevitabile che il contesto socio-familiare giochi un ruolo rilevante. La famiglia va, pertanto, coinvolta nell’attività di orientamento che la scuola deve svolgere per ridurre al minimo il rischio che le scelte dei figli siano solo frutto delle aspirazioni/proiezioni dei genitori”.
Dal vostro Rapporto 2014 emerge che, se tornassero ai tempi dell’iscrizione, il 46% dei diplomati cambierebbe indirizzo di studio e/o scuola…
“Si tratta senz’altro di un problema di scarsa informazione, ma la scuola dovrebbe curare di più il modo in cui viene gestita la transizione da un livello di scuola all’altro, nel passaggio dalla media alla superiore e dalla superiore all’università. I due livelli d’istruzione contigui dovrebbero comunicare meglio per rendere più morbido l’impatto con una realtà spesso molto diversa da quella di provenienza”.
Perché la metà dei ragazzi non è in grado a 14 anni di formulare una scelta consapevole?
“Il fondatore di Almalaurea e promotore di Almadiploma, Andrea Cammelli, ama citare la frase di Luigi Einaudi ‘conoscere per deliberare’. È necessario che alla base di ogni scelta ci sia conoscenza e consapevolezza, per questo Almadiploma si occupa di fornire informazioni basate sui dati reali. Ad ogni studente andrebbero fornite tutte le informazioni, cui dovrebbe seguire un’attività di ‘educazione alla scelta’ che lo aiuti a capire i passaggi fondamentali necessari. Oggi purtroppo l’orientamento scolastico è molto frammentato e nonostante le dichiarazioni di principio non è integrato con l’attività formativa. Esistono esperienze lodevoli, ma bisognerebbe mettere a sistema le migliori”.
Sarebbe utile un biennio comune a tutti gli indirizzi per posticipare la scelta a 16 anni?
“Non credo. Vedrei piuttosto, come ho appena spiegato, l’introduzione ad ogni livello scolastico come attività corrente della ‘educazione alla scelta’. Va inoltre gestito il passaggio dalla media alla superiore attraverso un dialogo fra le due realtà, in modo che la prima tenga presente le esigenze di formazione della seconda, e quest’ultima conosca meglio la realtà di provenienza dell’allievo. La scuola superiore dovrebbe infine avviare un’attività di tutoraggio che preveda anche il passaggio da un indirizzo di studi ad un altro, così da porre rimedio in tempo ad un’eventuale scelta sbagliata”.