Una situazione che pesa non poco sulla vita dei palestinesi “il cui sistema sanitario dipende dall’aiuto esterno. Betlemme – afferma Bellomo – non dispone di programmi di sicurezza sociale in grado di offrire alla popolazione i servizi socio-sanitari essenziali; né esistono fondi pensione in grado di alleviare, seppur parzialmente, gli oneri alle famiglie”. Soli, malati e senza accesso ai servizi di assistenza, gli anziani si ritrovano a vivere isolati nelle proprie case o in centri di accoglienza che, a causa della crisi, non riescono a soddisfare i bisogni primari e a garantirne le cure mediche di base. Spesso capita di ritrovare anziani morti in casa dopo molti giorni. Dove non arrivano le istituzioni arrivano le famiglie ma non è sempre così. “In questa terra – racconta il direttore della Caritas – il ruolo della famiglia è ancora importante. Qui il primogenito maschio ha l’obbligo di farsi carico dei genitori, per cui se non hai figli maschi, se non sei sposato, o se il coniuge è morto, si rimane da soli”. Condizioni in cui versano molte persone anziane che solo a Betlemme città rappresentano circa il 20% della popolazione (30 mila abitanti). Per quanto siano solo stime, avverte Bellomo, “è chiaro che gli anziani rappresentano una vera emergenza sociale, e non solo a Betlemme ma anche nel Governatorato”. Ad aggravare la situazione è, manco a dirlo, la complicata situazione politica ed economica che colpisce fortemente i più deboli, bambini e anziani in primis. “Per la mancanza di lavoro molte famiglie sono senza reddito, con gravi problemi alle spalle, e fanno molta fatica a prendersi cura degli anziani. Si riscontrano così sempre più casi di abbandono. Le cure legate a qualsiasi tipo di malattia sono a carico delle famiglie che non ricevono altro aiuto se non dalla parrocchia o da organizzazioni umanitarie varie”. I programmi di assistenza sociale e sanitaria sono insufficienti. L’Autorità palestinese non fa distinzione tra le patologie. “Coloro che soffrono di malattie legate all’età avanzata oppure a disabilità psichica come i ritardi mentali, una volta rimasti soli, – dice Bellomo – vengono ospitati tutti insieme in manicomio nazionale che ha sede principale a Betlemme, e che attualmente ha più di 3mila ospiti”.
L’unica speranza, dunque per questi anziani, e per chi ha deciso di dedicarsi loro, è la Provvidenza, rappresentata dai volontari e dagli operatori della Caritas di Betlemme. Una risposta concreta ai bisogni degli anziani di Betlemme arriva dalla Società caritatevole Antoniana che dal 1913 opera nella città della Natività. Grazie al sostegno della Caritas Betlemme, alcune religiose ‘Gianelline’ dedicano tutte le loro energie ad accogliere numerosi anziani nella loro struttura. Le suore unitamente ad alcuni assistenti sociali locali assistono, lavano, danno da mangiare, offrono cure mediche e tengono compagnia, giorno e notte, a circa 40 donne di età avanzata. Il 12 ottobre 2012 è stato inaugurato un centro diurno per anziani denominato “Centro Anziani attivi Sant’Antonio” aperto grazie all’appoggio della Conferenza episcopale italiana e alla collaborazione di Ats Pro terra Sancta. Il progetto si pone un duplice scopo: assistenziale e socio-culturale. Alcuni operatori sociali preparano attività ricreative per favorire la socializzazione e predispongono servizi anche di assistenza domiciliare. Costruire “un ponte” tra le nuove e le vecchie generazioni è l’obiettivo ultimo da perseguire. Ma qual è il contributo degli anziani in questa situazione? “La preghiera – risponde senza esitazione Bellomo -. La loro fede protegge il mondo, aiutandolo forse in modo più incisivo che l’affannarsi di tanti. In un’epoca che tende a escludere chi non è più giovane e produttivo, gli anziani vanno sostenuti, protetti e valorizzati, perché sono il collante della società, custodi della memoria collettiva di un intero Paese”.