Chi è ammalato di mondanità, ha spiegato il Papa, non sa vedere i tanti poveri che vivono accanto a lui: “Con il cuore mondano non si può capire la necessità e il bisogno degli altri. Con il cuore mondano si può andare in chiesa, si può pregare, si possono fare tante cose. Ma Gesù, nell’Ultima Cena, nella preghiera al Padre, cosa ha pregato? ‘Ma, per favore, Padre, custodisci questi discepoli che non cadano nel mondo, che non cadano nella mondanità’. È un peccato sottile, è più di un peccato: è uno stato peccatore dell’anima”. In queste due storie – ha osservato Francesco – ci sono due giudizi: una maledizione per l’uomo che confida nel mondo e una benedizione per chi confida nel Signore. L’uomo ricco allontana il suo cuore da Dio: “La sua anima è deserta”, una “terra di salsedine dove nessuno può vivere”, “perché i mondani sono soli con il loro egoismo”. Ha “il cuore ammalato, tanto attaccato a questo modo di vivere mondano che difficilmente poteva guarire”. Inoltre – ha aggiunto il Papa – mentre il povero aveva un nome, Lazzaro, il ricco non ce l’ha: “Non aveva nome, perché i mondani perdono il nome. Sono soltanto uno della folla benestante, che non ha bisogno di niente. I mondani hanno perso il nome; anche noi, se abbiamo il cuore mondano, abbiamo perso il nome. Ma non siamo orfani. Fino alla fine, fino all’ultimo momento c’è la sicurezza che abbiamo un Padre che ci aspetta”.