Niente di più sbagliato, l’Isis perpetra un’altra grave scelleratezza che lascia trasparire una radicata ottusità culturale. È la storia dell’umanità infatti a insegnare che non c’è alcuna possibilità di futuro senza accettazione e preservazione della memoria. Persino quando questa comportasse il peso di “cicatrici” incancellabili e imbarazzanti, come mostra la recente storia europea. Non ci può essere futuro senza custodire ed interpretare le orme dei padri, lasciate durante secoli di civiltà, tradizioni ed arte, ispirati anche dalla fede religiosa. Le statue, le mura e gli altri reperti archeologici non offendono in alcun modo Dio (comunque lo si chiami), né lo potrebbero, poiché sono solo manufatti inermi. Ma la loro forza d’impatto, oltre al valore estetico, sta nell’esprimere la storia degli uomini che le hanno prodotte.
Con chi se la prende, dunque, l’Isis? Contro la storia, o peggio, contro la “propria” storia? Nessun mondo nuovo potrà nascere da chi continua a disprezzare e distruggere gli esseri umani e le loro “impronte”, con la tragica e demenziale scusa dell’infedeltà religiosa. “Distruggere” ciecamente non è mai “costruire”, neppure come premessa. Distruggere le proprie radici, poi, è autocondannarsi all’inaridimento e al dissolvimento. Nel caso del fenomeno “Isis”, cosa auspicabile, nel più breve tempo possibile.