“Annunciamo la nostra fedeltà all’Isis e al califfo al-Baghdadi, al quale obbediremo in tempi difficili e di prosperità”. Sono le parole del leader di Boko Haram, Abu Bakr Shekau, in un video intercettato dagli analisti americani.
Il capo della setta islamista che da anni semina ormai morte e violenze in Nigeria, annuncia quindi una pericolosa alleanza con lo Stato Islamico, chiedendo a “tutti i musulmani di unirsi al califfato”. Già lo scorso anno aveva sancito alleanze con altri gruppi estremisti come al Qaeda e i talebani dell’Afghanistan.
I miliziani intanto proseguono a perpetrare attacchi in tutta l’Africa: 55 persone sono morte in cinque diversi attentati suicidi nella zona di Maiduguri, nel nord della Nigeria. 146 i feriti. Nel Mali, invece, cinque persone sono rimaste uccise in un assalto in un ristorante della capitale Bamako, frequentato da occidentali. Tra questi anche un cittadino belga.
Ma in Iraq le violenze non sono da meno. Dopo la distruzione dell’antico sito archeologico assiro di Nimrud, i jihadisti hanno raso al suolo anche un’altra opera d’arte, la città irachena di Hatra, patrimonio non solo della storia dell’Iraq ma anche del mondo. L’accusata è di essere uno degli “idoli dell’epoca preislamica”
Presi a picconate i resti della città, fondata dalla dinastia seleucide nel III secolo a.C., i terroristi hanno fatto razzia di monete d’oro e d’argento nel locale museo e hanno di nuovo utilizzato le ruspe per abbattere gli edifici rimasti. Per l’Unesco – che già aveva parlato di “crimine di guerra” nel caso di Nimrud – si tratta di “una pulizia culturale”, un attentato all’umanità.
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