Dopo il saluto di Padre Federico Lombardi, Direttore della Sala Stampa Vaticana, ha preso la parola proprio il Card. Cottier che ha voluto riassumere il libro attraverso tre concetti chiave.
Per prima cosa si è soffermato sul tema del dialogo sottolineando che tutti ne parlano, ma esso spesso si riduce a somma di monologhi. Invece, cristianamente inteso, il dialogo è annuncio del vangelo considerando la storia personale di chi ci ascolta, perché il cristianesimo non si rivolge alle masse, ma alla persona.
L’alto prelato ha continuato la sua riflessione sul tema della santità, che è stata intesa, soprattutto dopo il Concilio Vaticano II, come la via ordinaria che ogni cristiano deve percorrere e non una corsia preferenziale riservata a personale specializzato.
Infine Sua Eminenza ha parlato del cambiamento e delle riforme, che, pur aprendosi alle novità, permettono alla Chiesa di mantenere un senso profondissimo della vera tradizione che mantiene sempre vivo l’insegnamento di Gesù Cristo.
Ha preso poi la parola Enzo Romeo, caporedattore vaticanista del Tg2, che ha sottolineato come la Mondo abbia in un certo senso vestito i panni della “cattolica smarrita” al fine di provocare le risposte del Card. Cottier, il quale, anche su argomenti particolarmente spinosi, ha saputo dare delle risposte pacate, ben sapendo che “le verità di fede come tali non possono essere imposte dalle leggi umane”. Pertanto, sarà compito del cristiano essere testimone di speranza che riesca a ridestare nell’uomo secolarizzato di oggi la tensione verso l’infinito.
È stata poi la volta di Mons, Marcelo Sanchez Sorondo, Cancelliere della Pontifica Accademia
delle Scienze Sociali che ha ringraziato il Card. Cottier per aver parlato nel libro anche di temi dei quali si sente sempre meno parlare come la grazia e l’anima, argomenti che Cottier ha saputo affrontare anche grazie alla profonda conoscenza di autori contemporanei.
È intervenuto poi Philippe Chenaux, Ordinario di Storia della Chiesa Moderna e Contemporanea presso la Pontificia Università Lateranense, il quale, più di 30 anni fa, ha avuto Padre Cottier come suo professore di filosofia all’Università di Friburgo. Il docente ha individuato 2 momenti fondamentali della storia recente della Chiesa nei quali il Cottier ha dato significativi contributi: il Concilio, al quale ha partecipato in qualità di perito, e poi il Giubileo del 2000, periodo nel quale ha ricoperto il ruolo di Segretario della Commissione Teologica. Insomma, il Card. Cottier è stato un protagonista della “stagione montinana” e di quella “wojtylana” e non a caso due capitoli del libro sono dedicati proprio ai due pontefici. In particolare il padre Cottier ha avuto come maestri il Card. Journet e il filosofo Maritain, due figure fondamentali anche per Paolo VI.
Ignazio Ingrao, vaticanista di Panorama, ha notato come nel libro si respirano i temi del Concilio, si discute su come conciliare la “Chiesa del dialogo” con la “Chiesa dell’apologetica” e, venendo ai nostri giorni, se la Chiesa sia debole sul fronte dell’identità? Cottier allontana ogni dubbio e afferma che non dobbiamo avere paura del confronto col mondo perché alla fine è sempre la grazia che converte e l’apologetica svolge solo il compito di preparare la strada. Colpisce nella visione del Card. Cottier che si contempli in futuro la presenza di donne nel collegio cardinalizio.
Gianni Valente, giornalista di Vatican Insider, ha ricordato come abbia avuto un intenso dialogo col Card. Cottier quando teneva su 30 Giorni la rubrica “Ecclesiam Suam”. Gianni Valente ha soprattutto apprezzato la capacità di fare degli opportuni distinguo, tipico della forma mentis domenicana, come, ad esempio quelli che riguardano la cura e la bellezza della liturgia che è altra cosa rispetto a “l’ideologia del merletto”, così come una cosa è la gioia di vivere in maniera vitale la familiarità con Maria altro è fidarsi di collezionisti di messaggi privati. Una tale capacità di discernimento consente al cristianesimo di non scadere nell’ideologia. Gianni Valente apprezza anche il fatto che la visione del Card. Cottier rifugge il pericolo della tentazione di costruire una chiesa d’elites, che opera attraverso truppe scelte che ritengono come ultimo criterio di verità l’antipatia che il mondo nutre verso di esse.