La preghiera dei nonni e degli anziani è “un grande dono per la Chiesa”: essi formano la “corale permanente di un grande santuario spirituale, dove la preghiera di supplica e il canto di lode sostengono la comunità che lavora e lotta nel campo della vita”. Lo ha detto papa Francesco durante l’Udienza Generale di stamattina, riprendendo in chiave diversa il tema della terza età, trattato nella catechesi di mercoledì scorso.
Il Pontefice ha affrontato la tematica non senza un coinvolgimento emotivo diretto “perché anch’io appartengo a questa fascia di età”. E ha ricordato che, durante la sua ultima visita pastorale, il popolo filippino lo ha salutato come “Lolo Kiko, cioè nonno Francesco”.
Se da un lato, la società tende a scartare gli anziani, così non fa Dio che “ci chiama a seguirlo in ogni età della vita, e anche l’anzianità contiene una grazia e una missione, una vera vocazione del Signore”.
Non c’è mai, quindi, in nessuna fase della vita un momento per “tirare i remi in barca”, sebbene le società di oggi non siano “pronte spiritualmente e moralmente” a dare alla vecchiaia “il suo pieno valore”. Non mancano, tuttavia, nella storia cristiana “le testimonianze di santi e sante anziani”.
Il Santo Padre ha quindi rievocato la “Giornata per gli anziani”, celebrata un anno fa in piazza San Pietro, durante la quale lui stesso rimase “molto colpito” nell’ascolto di numerose “storie di anziani che si spendono per gli altri”. Di fronte alla “testimonianza nella fedeltà” di coppie che festeggiavano il 50° o il 60° anniversario di matrimonio, il Papa ha commentato: “Ma, farlo vedere ai giovani che si stancano presto!”.
Da parte sua, il Vangelo dell’infanzia di Gesù propone l’emblematica storia di Simeone e Anna (cfr. Lc, 2,27-38), i quali “aspettavano la venuta di Dio ogni giorno, con grande fedeltà, da lunghi anni”, fino a rassegnarsi a “morire prima” di quello straordinario evento.
Un giorno, però, “quando Maria e Giuseppe giunsero al tempio per adempiere le disposizioni della Legge, Simeone e Anna si mossero di slancio, animati dallo Spirito Santo” e “il peso dell’età e dell’attesa sparì in un momento”. Nel Bambino presentato al Tempio, essi riconoscono un “Segno di Dio”, ne rendono testimonianza e Anna diventa “la prima predicatrice di Gesù”.
Il Papa ha poi esortato: “Cari nonni, cari anziani, mettiamoci nella scia di questi vecchi straordinari! Diventiamo anche noi un po’ poeti della preghiera: prendiamo gusto a cercare parole nostre, riappropriamoci di quelle che ci insegna la Parola di Dio”.
La preghiera dei nonni e degli anziani è quindi “una grande iniezione di saggezza anche per l’intera società umana: soprattutto per quella che è troppo indaffarata, troppo presa, troppo distratta”, ha detto Francesco, menzionando poi l’esempio del suo predecessore Benedetto XVI “che ha scelto di passare nella preghiera e nell’ascolto di Dio l’ultimo tratto della sua vita!”.
Il Papa ha poi citato le parole del teologo ortodosso Olivier Clément (1921-2009), secondo il quale “una civiltà dove non si prega più è una civiltà dove la vecchiaia non ha più senso. E questo è terrificante, noi abbiamo bisogno prima di tutto di anziani che pregano, perché la vecchiaia ci è data per questo”.
Gli anziani hanno molto da insegnare ai giovani, ringraziando il Signore “benefici ricevuti”, e riempiendo “il vuoto dell’ingratitudine che lo circonda”.
Ai “giovani ambiziosi”, gli anziani ricordano che “una vita senza amore è arida”; ai “giovani paurosi” insegnano che “l’angoscia del futuro può essere vinta”; ai “giovani troppo innamorati di sé stessi” rammentano che “c’è più gioia nel dare che nel ricevere”.
È importante, tuttavia, che l’anziano accompagni costantemente la sua vita con “la lode e la supplica a Dio” per prevenire “l’indurimento del cuore nel risentimento e nell’egoismo”, ha puntualizzato il Santo Padre.
“Com’è brutto – ha detto – il cinismo di un anziano che ha perso il senso della sua testimonianza, disprezza i giovani e non comunica una sapienza di vita! Invece com’è bello l’incoraggiamento che l’anziano riesce a trasmettere al giovane in cerca del senso della fede e della vita!”.
Il Papa ha quindi ricordato che “le parole dei nonni hanno qualcosa di speciale, per i giovani”, confidando di portare nel proprio breviario le parole che sua nonna gli consegnò per iscritto il giorno della sua ordinazione sacerdotale.
“Come vorrei una Chiesa che sfida la cultura dello scarto con la gioia traboccante di un nuovo abbraccio tra i giovani e gli anziani! E questo è quello che oggi chiedo al Signore, questo abbraccio!”, ha quindi concluso Francesco.
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