“Siamo qui per far entrare nei nostri cuori l’aria fresca che viene dall’Africa, che vuole aiutarci a sognare un’umanità nuova, dove non possiamo dimenticare nessuno e abbiamo tanto da ricevere per riconoscerci umani”.
Padre Enrique Sanchez Gonzalez, superiore generale dei comboniani, ha aperto così ieri mattina, al Seraphicum di Roma, il secondo giorno del convegno “Africa, continente in cammino”. “Oggi facciamo memoria di padre Daniele Comboni e del dono del piano per la rigenerazione dell’Africa, che è diventato vita nel cuore degli africani. Riascoltiamo la voce di un continente che grida al cielo ma ringraziamo per la bellezza e la vita dello stesso continente che non si arrende e ha tanto da offrire al mondo, ricco non solo di risorse materiali ma soprattutto – ha sottolineato – del suo popolo, della sua cultura, della sua tradizione e della sua gente. Vogliamo riconoscere – ha concluso – la forza, la vita, la fede e l’umanità profonda che ogni africano porta nel cuore, insieme alla generosità e alla bontà che ogni africana non si stanca di prodigare. L’Africa cammina, ma non vuole farlo da sola”.
Per suor Luzia Premoli, madre generale delle missionarie comboniane, il piano di Comboni “è stato profezia, perché combatte la schiavitù ispirandosi alla logica ecclesiale inclusiva, anticipando di un secolo il Vaticano II. Comboni nel suo piano ci fa vedere che intende la missione come appartenente a tutti, richiamandoci a un impegno a largo raggio, perché insieme possiamo camminare verso un’umanità rigenerata e capace di convivere nelle differenze”. Padre Giulio Albanese, direttore di “Popoli e missione” e moderatore, ha denunciato la “pretesa di dire al popolo africano come stanno le cose, ma noi vogliamo andare oltre, guardare al futuro del continente nel rispetto delle alterità, che il comparto massmediatico e informativo nel nostro Paese sconosce, privilegiare l’afrorealismo facendo tesoro dei saperi, delle scienze, del vissuto testimoniale e della società civile nel suo complesso, insieme alle Chiese”.