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“Vicinanza, solidarietà ed incoraggiamento” per i cristiani della Siria, a nome del Papa. È questo il messaggio e il significato della missione realizzata da monsignor Cyril Vasil’, segretario della Congregazione per le Chiese Orientali, nel paese martoriato dalla guerra, e conclusasi lo scorso 18 marzo.

“La nostra vicinanza si esprime in tanti modi, talvolta con una visita in situazioni specifiche come questa che vive la Chiesa in Siria”, ha spiegato il presule ai microfoni di Radio Vaticana.

La “solidarietà” si manifesta “attraverso l’organizzazione di vari tipi di aiuto: sostentamento del clero, aiuto spirituale e organizzazione delle varie iniziative portate poi avanti, come quelle caritative”.

L’“incoraggiamento” è infine dovuto, nella misura in cui i cristiani del Medio Oriente, “rappresentano una minoranza – forse la meno difesa – che si trova in mezzo a vari fuochi incrociati e che per questo potrebbe essere facilmente portata verso un sentimento di scoraggiamento o una tentazione di fuga”.

Monsignor Vasil’ si è detto sorpreso della “naturalezza” con cui il popolo siriano continua a vivere, nonostante la guerra. “Vedere i ragazzi, i giovani che nonostante esperienze traumatiche comunque riescono ad esprimere la gioia tipica della loro età è un fattore incoraggiante e sorprendente”, ha raccontato.

Al tempo stesso, il segretario della Congregazione per le Chiese Orientali, ha ricordato che la sofferenza del popolo siriano riguarda tutti i gruppi religiosi, a partire dalla maggioranza musulmana.

“Da parte dei cristiani – ha proseguito Vasil’ – c’è grande attesa, curiosità e sensibilità verso tutto quello che viene portato come messaggio della Santa Sede, del Santo Padre”; al punto che taluni “si aspettano anche qualche soluzione concreta come se il Santo Padre potesse risolvere direttamente la situazione – o come se l’Occidente fosse davvero così cristiano”.

Le aspettative dei cristiani siriani nei confronti del Papa sono dunque “altissime” e “talvolta è difficile soddisfarle in maniera immediata, ma ogni gesto di buona volontà, di incoraggiamento e di sensibilizzazione è ben atteso e ben accolto”.

In questo scenario di assoluta e continua emergenza, il risvolto positivo è la crescita della solidarietà ecumenica: “Questo l’ho visto e sperimentato, ad esempio, durante un incontro dei giovani in una parrocchia della periferia di Damasco dove erano presenti i ragazzi di varie parrocchie cristiane, non solo cattoliche”, ha detto monsignor Vasil’.

Un altro momento simile, il presule l’ha riscontrato durante “l’incontro con il Patriarca greco ortodosso di Damasco, nel momento della preghiera ecumenica inserito nell’ambito della preghiera dell’ufficio bizantino”, al quale “hanno partecipato i rappresentanti della Chiesa ortodossa, siro-ortodossa e armena”. Anche quest’ultimo è da accogliersi come “un segno veramente eloquente dell’unione di preghiera per il bene di tutti i cittadini della Siria”, ha poi concluso Vasil’.

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