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Papa Francesco “Chicchi di grano” che portano frutto se perdono la vita

AngelusZenit di Salvatore Cernuzio

“Vogliamo vedere Gesù”. Era una richiesta semplice quella che alcuni “greci”, di religione ebraica, venuti a Gerusalemme per la festa di Pasqua, rivolsero all’apostolo Filippo. Una richiesta che tuttavia rivela “un desiderio che attraversa le epoche e le culture” e che è “presente nel cuore di tante persone che hanno sentito parlare di Cristo, ma non lo hanno ancora incontrato”.

Nella sua catechesi prima dell’Angelus di oggi, in una piovosa piazza San Pietro, Papa Francesco si sofferma proprio su questo episodio narrato dall’evangelista Giovanni. Questo episodio particolare nasconde, tuttavia, “qualcosa di universale”: il desiderio di vedere Cristo, di incontrarlo, di sapere qualcosa di più di Lui. Anche solo per curiosità, come questi greci, attratti dalle opere del Messia come ad esempio la risurrezione di Lazzaro che “ha fatto molto scalpore”.

Da parte sua Gesù pronuncia una profezia che svela la sua identità e indica il cammino per conoscerlo veramente: «È giunta l’ora che il figlio dell’uomo sia glorificato»”. Ovvero: “È l’ora della Croce!”, afferma Francesco, “è l’ora della sconfitta di Satana, principe del male, e del trionfo definitivo dell’amore misericordioso di Dio”.

Cristo dichiara che sarà “innalzato da terra”, un’espressione che ha un doppio significato, come spiega il Papa: “innalzato” perché crocifisso e “innalzato” perché “esaltato dal Padre nella Risurrezione, per attirare tutti a sé e riconciliare gli uomini con Dio e tra di loro”. L’ora della Croce, quindi, anche se “la più buia della storia”, diventa “la sorgente della salvezza per quanti credono in Lui”.

Ma Gesù usa un’altra immagine ancora più suggestiva: quel “chicco di grano” che, caduto in terra, muore per portare frutto. In questa immagine – osserva Bergoglio – troviamo tutta la “fecondità” della Croce di Cristo, quale “fonte inesauribile di vita nuova, perché porta in sé la forza rigeneratrice dell’amore di Dio”.

Quindi, “immersi in questo amore per il Battesimo, i cristiani possono diventare ‘chicchi di grano’ e portare molto frutto se, come Gesù, ‘perdono la propria vita’ per amore di Dio e dei fratelli”, rimarca il Santo Padre.

E chiarisce che a quanti “vogliono vedere Gesù”, a quanti “sono alla ricerca del volto di Dio”, a quanti “hanno ricevuto una catechesi da piccolo e poi non l’hanno più approfondita”, ma anche a quanti “non hanno ancora incontrato Gesù personalmente…”, oggi possiamo offrire solo tre cose: “il Vangelo; il crocifisso e la testimonianza della nostra fede, povera, ma sincera”.

Il Vangelo, perché “lì possiamo incontrare Gesù, ascoltarlo, conoscerlo”. Il crocifisso, “segno dell’amore di Gesù che ha dato sé stesso per noi”. E “una fede che si traduce in gesti semplici di carità fraterna”. Ma principalmente – aggiunge a braccio il Pontefice – “nella coerenza di vita tra quello che diciamo e quello che viviamo, coerenza tra la nostra fede e la nostra vita, tra le nostre parole e le nostre azioni”.

Quindi, “Vangelo, crocifisso, testimonianza”. E per rendere concrete le sue parole, il Papa (come ad inizio Quaresima) fa distribuire gratuitamente ai fedeli riuniti in San Pietro 50mila Vangeli tascabili da 350 senza fissa dimora. “Prendetelo e portatelo con voi per leggerlo spesso, ogni giorno – esorta -. La Parola di Dio è luce per il nostro cammino!”.

Al momento dei saluti, Bergoglio ricorda poi il viaggio di ieri a Napoli e ringrazia i napoletani “per la calorosa accoglienza”: “Siete tanto bravi..”, dice. Un grazie va pure ai pellegrini romani e stanieri riuniti nella piazza, “coraggiosi” nel restare fermi sotto la pioggia ad ascoltare le sue parole. Tra questi alcuni atleti partecipanti alla Maratona di Roma e un gruppo intitolato a mons. Oscar Romero, che – rammenta il Pontefice – “presto sarà Beato”.

Poi, in occasione della ricorrenza di oggi della Giornata Mondiale dell’Acqua, promossa dalle Nazioni Unite, sottolinea che “l’acqua è l’elemento più essenziale per la vita, e dalla nostra capacità di custodirlo e di condividerlo dipende il futuro dell’umanità”.

Conclude, quindi, citando le laudi di Francesco d’Assisi nel Cantico di frate Sole: «Laudato si’, mi’ Signore, per sora aqua, / la quale è molto utile et humile et pretiosa et casta», ed incoraggia la Comunità internazionale a vigilare “affinché le acque del pianeta siano adeguatamente protette e nessuno sia escluso o discriminato nell’uso di questo bene, che è un bene comune per eccellenza”.