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La Chiesa italiana con la preghiera a fianco dei martiri

di M.Michela Nicolais

Le persecuzioni verso i cristiani, che con la loro “barbara e studiata crudeltà” sono il frutto di “strategie folli e sanguinarie che portano indietro l’orologio della storia”. Il malcostume e il malaffare, che “sembrano diventati un regime talmente ramificato da essere intoccabile”. Si muove tra questi due ampi crinali la prolusione del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, al Consiglio permanente dei vescovi italiani, in corso a Roma fino a mercoledì. “Invocare il nome di Dio per tagliare le gole è una bestemmia che grida al cospetto del cielo e della terra”, ma “non sarà di certo una macabra bandiera nera issata al posto di un crocifisso divelto che potrà uccidere l’amore di Cristo”, come insegna Papa Francesco e la sua decisione senza precedenti di indire un Giubileo della misericordia. L’Italia ha bisogno di una “buona politica”, perché la gente “invoca lavoro”, e l’Europa deve fare “un serio esame di coscienza” sui suoi figli che si arruolano negli squadroni della morte, ma anche al cospetto delle tragedie del mare che continuano ad insanguinare il Mediterraneo. Ci vuole una “casa comune”: anche per l’umano, minacciato dalla teoria del gender, che attraverso “una manipolazione da laboratorio” vuole creare “individui fluidi per una società fluida e debole”.
Giubileo “lieta sorpresa” e “grande dono”. Il Giubileo della Misericordia è una “lieta sorpresa che il Santo Padre Francesco ha fatto al Popolo di Dio”, per “camminare più spediti e lieti nella via della conversione del cuore e della vita personale ed ecclesiale”. Ne è convinto il cardinale Bagnasco, secondo il quale l’icona evangelica della misericordia è la parabola del Buon Samaritano. “L’esperienza della misericordia divina ci fa uscire, ci fa prendere il largo sulle strade degli altri”, ha detto il presidente della Cei declinato in questa prospettiva le “cinque vie” del prossimo Convegno ecclesiale di Firenze, mutuate dalla “Evangelii gaudium”. Tra gli imperativi più esigenti: dire “no” a una visione “che scarta il debole e lo abbandona al suo destino”.
La “barbara crudeltà” e l’orologio della storia. “La ragione, prima ancora che le fedi, non può non condannare tanta barbara e studiata crudeltà contro le minoranze e in particolare contro i cristiani solo perché cristiani. E non può non condannare strategie folli e sanguinarie che portano indietro l’orologio della storia”. Con queste parole Bagnasco ha condannato la persecuzione dei cristiani, che “cresce e si incrudelisce” e di fronte alla quale “non possiamo non rimanere dolorosamente attoniti”, cercando di rispondere ai tanti “perché”. “Invocare il nome di Dio per tagliare le gole è una bestemmia che grida al cospetto del cielo e della terra”, ma “non sarà di certo una macabra bandiera nera issata al posto di un crocifisso divelto che potrà uccidere l’amore di Cristo”, ha esclamato il cardinale ricordando che “il mondo ha il dovere della giustizia e della sicurezza per tutti, ma il cristiano ha nel cuore anche il perdono quando l’ingiustizia tocca la sua carne”.
“Il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani!”, ha assicurato Bagnasco esortando “ancora una volta l’Europa a un serio esame di coscienza sul fenomeno di occidentali che si arruolano negli squadroni della morte”. “Non si può liquidare la questione sul piano sociologico incolpando la mancanza di lavoro nei vari Paesi”, perché il problema “è innanzitutto di ordine culturale: non si può svuotare una cultura dei propri valori spirituali, morali, antropologici senza che si espongano i cittadini a suggestioni turpi. La cultura occidentale è minacciata da se stessa e favorisce il totalitarismo”. “Noi vescovi del Consiglio Permanente domani faremo un momento particolare di preghiera proprio per i martiri, missionari e laici, di questi tempi – ha annunciato -: a tutti loro vogliamo far sentire la vicinanza dell’amore nostro e delle nostre comunità, nonché la commossa gratitudine per l’esempio di intrepida fede”.
Il malcostume e il malaffare “sembrano diventati un regime talmente ramificato da essere intoccabile”, ha detto il cardinale rilanciando le affermazioni del Papa a Napoli: “Si deve reagire. Tutti siamo interessati al bene comune, e tutti ne siamo responsabili con i nostri comportamenti. Naturalmente ognuno a livelli e con modalità diverse: politica e magistratura, industria e finanza, impresa e sindacati, associazioni e media, volontariato, gruppi e singoli cittadini”. L’onestà “è un valore sempre e comunque”, e la disonestà è “offesa gravissima per i poveri e gli onesti”. “Ciò è insopportabile!”, e l’antidoto consiste nella “buona politica”.
Gente “invoca lavoro”. “Come Pastori, diamo voce alla gente e, purtroppo, quella voce incalza le nostre parrocchie e diventa grido: invoca lavoro per chi l’ha perso e per chi non l’ha mai trovato”. Come ha detto il Papa a Napoli, “con la mancanza di lavoro viene a mancare la dignità, e la persona rischia di cedere ad ogni sfruttamento”. “La Chiesa in Italia, a livello centrale – ha ricordato il presidente della Cei – porta avanti da anni il Progetto Policoro e il Prestito della speranza”, segni concreti che “vengono incontro ai giovani, alle famiglie e alle piccole imprese”. Ma “non basta ripianare i buchi, occorre investire” per evitare che “il patrimonio nazionale non prenda il volo per altri lidi”.
Il gender, “manipolazione da laboratorio”. La teoria del gender è uno “sbaglio della mente umana”, come ha detto sabato il Papa a Napoli: “Pone la scure alla radice stessa dell’umano per edificare un ‘transumano in cui l’uomo appare come un nomade privo di meta e a corto di identità”. La categoria “Queer Theory”, nata negli Stati Uniti, “combatte contro il normale, il legittimo, e ingloba tutte le soggettività fluide: non si riferisce a nulla in particolare, si presenta paradossalmente come un’identità senza essenza”, l’analisi del card. Bagnasco, secondo il quale la teoria del gender, attraverso “una manipolazione da laboratorio”, vuole “costruire delle persone fluide che pretendano che ogni loro desiderio si trasformi in bisogno, e quindi diventi diritto. Individui fluidi per una società fluida e debole”.
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