Un amore profondo e incondizionato per l’umano. Coniugato con la fiducia dei cristiani che ha una riserva preziosa nella speranza, impressa con un marchio di fuoco nel nostro cuore. Un amore che emerge palpabile dalle parole del cardinale Angelo Bagnasco nella sua prolusione al Consiglio permanente dei vescovi italiani.
Una prolusione che con uno stile nuovo, fatto di tante domande per nulla retoriche, traccia il cammino della Chiesa italiana in sintonia con Papa Francesco. E al tempo stesso parla direttamente ai credenti e a tutti gli uomini di buona volontà, ai quali chiede di interrogarsi su tre temi decisivi per il futuro: il senso più profondo della persecuzione contro i cristiani che “cresce e si incrudelisce”, il ruolo “del malcostume e del malaffare che sembrano diventati un ‘regime’ talmente ramificato da sembrare intoccabile” e la cui penetrazione è decisiva anche nel negare il lavoro buono, la “dilagante colonizzazione da parte della cosiddetta teoria del gender, ‘sbaglio della mente umana’ come ha detto Papa Francesco a Napoli”.
Ma ciò che è importante è la lettura trasversale che si può fare della prolusione attraverso l’invito ad accettare come un “grande dono” del Papa il Giubileo della Misericordia. L’icona evangelica della misericordia, ricorda Bagnasco, è la parabola del buon Samaritano, nella quale “Gesù non solo annuncia l’azione misericordiosa del Padre, ma ne esplicita i diversi sentimenti e i gesti concreti”. Da cui derivano direttamente le cinque vie del Convegno ecclesiale di Firenze, espresse con cinque verbi: uscire, annunciare, abitare, educare e trasfigurare.
Dunque ai cristiani e alle comunità cristiane dev’essere chiaro che è la misericordia che ci spinge su terreni inesplorati e oggettivamente pericolosi come quelli delle persecuzioni contro i cristiani, del “regime” del malcostume e del malaffare che soffocano il Paese e la convivenza civile, del gender che vuole colonizzare la cultura e il vissuto delle nuove generazioni. Dunque, è la misericordia che ci deve muovere. Senza dunque condannare senza appello chi ci è di fronte, ma con la responsabilità di essere sino in fondo noi stessi. Cioè credenti in un Dio che si è fatto uomo e che scegliendo questo destino per suo Figlio ha voluto dichiararci tutto il suo amore per l’umano.
È in nome di quell’amore che abbiamo titolo di dire la nostra, di agire e testimoniare secondo la nostra coscienza, di pagare un prezzo se si renderà necessario. Ma lo faremo anche come cittadini liberi e responsabili di una Repubblica democratica nella quale la voce dei cattolici ha pieno diritto di cittadinanza.
Intanto i moderni martiri, nostri fratelli, già pagano in terre lontane e vicine un prezzo altissimo.
Pensiamo anche ai quattro italiani trucidati a Tunisi nel museo del Bardo. Non sappiamo se fossero credenti oppure non credenti. Ma il loro sangue è stato versato, per un odio disumano, dagli uomini dell’Isis. Un odio che suscita domande profonde alle quali ci richiama Bagnasco. Domande da non lasciare senza risposta. E se ci è consentito, tutti noi credenti dobbiamo unirci alla preghiera dei nostri vescovi per i martiri. La nostra preghiera sincera varrà qualcosa agli occhi del nostro Dio!
Così come non possiamo non fare nostra la condanna del malaffare e del malcostume perché “la disonestà non solo non sia un danno comune, ma anche non sia offesa gravissima per i poveri e gli onesti”. È insopportabile! Denuncia il cardinale, e noi con lui. Ma non basterà la denuncia, noi lo sappiamo. Bisognerà remare forte e controcorrente, ma se saremo in tanti, troveremo la forza per risalire alle sorgenti e forse daremo una mano a questo Paese, oltre che alle nostre famiglie e ai nostri figli.
E a proposito di famiglie, saper dire no alla penetrazione della teoria del gender diventa giorno dopo giorno una questione dirimente. La denuncia del cardinale di una “governance mondiale” costituita da “inventori e manipolatori” e da Organizzazioni non governative che “non esprimono nessuna volontà popolare” non può restare isolata. E solo i genitori sensibili, insieme con gli educatori e le loro associazioni possono far sentire alta la loro voce in tutte le sedi pubbliche.
Amare l’uomo in tutte le sue condizioni, di perseguitato per la propria fede, di disoccupato perché derubato del lavoro dal malaffare, di bambino e giovane pressato dalla teoria del gender, di migrante che attraversa il mare alla ricerca di futuro… ecco l’impegno. Contate su di noi.
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