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La bellezza della “Madonna di Loreto”

Di Vincenzo Rossi

Da 410 anni se ne sta nella penombra, sulla soglia di casa col figlio in braccio.
Le Chiese di Roma ospitano quadri che nei musei attirerebbero le folle, forse li proteggono da una curiosità effimera e sciatta.
Come ci racconta uno storico del tempo questo è l’unico quadro del Caravaggio applaudito fin da subito e che piacque anche al popolo, infatti quando fu mostrato ai romani essi lo accolsero favorevolmente.
Al contrario di questa molte pitture sacre di Caravaggio come ad esempio il San Matteo, la morte della Vergine, la Madonna dei Palafrenieri e la Madonna del rosario furono respinte e rimosse facendo precipitare il maestro in una profonda disperazione.
Nel 1604 quando gli eredi del bolognese Ermete Cavalletti acquistarono la cappella dai frati Agostiniani per dedicarla alla madonna di Loreto, commissionarono la pala d’altare al Caravaggio pur sapendo che i suoi quadri erano pericolosi e stravaganti .
Come d’abitudine anche per quest’opera Caravaggio si servì di modelli dal vero, per lui la casa di Loreto era un palazzo romano con l’intonaco umido. Quella per il maestro era la casa di Maria dove sono giunti stremati due pellegrini (molto probabilmente i committenti) che la pregano fin quando lei appare con il figlio in braccio con estrema naturalezza.
Questa non somiglia a nessuna delle donne dipinte nelle Chiese di Roma, non è una donna idealizzata ma una donna vera, tangibile, un volto comune e anche Gesù, un bambino nudo ed in carne.
L’immagine è pervasa da un profondo sentimento religioso dove i due pellegrini con fatica e tenacia della loro fede hanno percorso una lunga strada per vedere e pregare Maria.
E la luce di quella donna sull’uscio si riverbera su di loro calda e salvifica.
Essi vedono la vergine e il bambino. Il miracolo è la presenza del divino tra le cose, i gesti e i corpi di tutti i giorni.

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