NAPOLI – In Italia il primo weekend di primavera è stato uggioso climaticamente parlando, ma a Napoli l’inizio primavera 2015 è stato coerente al significato del termine. Una rinascita, un attaccamento, una nuova dimostrazione di grande affetto di una regione e del suo capoluogo nei confronti del suo Pontefice.
La visita di Papa Francesco nell’antica neapolis passerà alla memoria collettiva per tantissimi eventi e curiosità Tra i tanti giornalisti presenti siamo riusciti a contattare Rino Genovese, giornalista della TGR Campania e conduttore di Buongiorno Italia, programma TGR a diffusione nazionale in onda su RAI 3 dal lunedì al venerdì alle ore 7. Ringraziandolo immensamente per la disponibilità concessa, ecco le sue parole:
Rino, una testimonianza su questa memorabile visita in quel di Napoli di Papa Francesco.
” Io ho visto il Papa della gente tra la gente. Ho notato un minimo comune denominatore che è dato dalla semplicità. Ho visto Bergoglio indossare il casco a sostegno della campagna di sicurezza dell’ACI, l’ho visto far rallentare la macchina sul Lungomare, ho visto il Papa cercare il contatto umano, diretto, con i malati, con i più deboli, con i detenuti. Ho visto la sua forte apertura alla vita in tutti i suoi aspetti, addirittura l’incontro con i gay, con i trans. Una giornata straordinaria chiusa sul lungomare di Napoli tra canti e balli soprattutto di giovani, dopo l’abbraccio dei 60mila di Piazza del Plebiscito, dopo un fuoriprogramma indimenticabile che è stato il simpatico incontro con le suore di clausura. Una giornata tra l’altro lunghissima. Mi ha colpito anche la resistenza fisica di questo uomo che ha iniziato praticamente all’alba la giornata”
” Io ho visto il Papa della gente tra la gente. Ho notato un minimo comune denominatore che è dato dalla semplicità. Ho visto Bergoglio indossare il casco a sostegno della campagna di sicurezza dell’ACI, l’ho visto far rallentare la macchina sul Lungomare, ho visto il Papa cercare il contatto umano, diretto, con i malati, con i più deboli, con i detenuti. Ho visto la sua forte apertura alla vita in tutti i suoi aspetti, addirittura l’incontro con i gay, con i trans. Una giornata straordinaria chiusa sul lungomare di Napoli tra canti e balli soprattutto di giovani, dopo l’abbraccio dei 60mila di Piazza del Plebiscito, dopo un fuoriprogramma indimenticabile che è stato il simpatico incontro con le suore di clausura. Una giornata tra l’altro lunghissima. Mi ha colpito anche la resistenza fisica di questo uomo che ha iniziato praticamente all’alba la giornata”
Quali sono stati gli effetti di questa visita a Napoli e in Campania?
“Quello che sicuramente resta a Napoli e alla Campania tutta, perché non è stata una visita limitata alla città di Napoli, è stato un messaggio chiaro: la speranza, la speranza che deve guidare sempre l’uomo. La Napoli che non perda la speranza è una Napoli destinata a risorgere. Questo è il concetto che ha voluto esprimere il Papa perché straordinariamente ricca di storia, di potenzialità, d’intelligenza. La resurrezione nel tempo di Pasqua nel giorno simbolico della nascita della Primavera; il Papa è venuto a Napoli il 21 marzo ed è stato un concetto ben chiaro nelle sue parole, una speranza su cui non bisogna cullarsi. Le parole sono state dolci per la giornata bellissima che abbiamo vissuto con il Pontefice, ma a volte sono state dure come pietre, molto significative. Penso ad esempio alle parole che ha pronunciato a Piazza del Plebiscito o al discorso di Scampia dove ha toccato i temi sociali importantissimi. A Scampia ha detto “noi siamo tutti napoletani”, lui ha fatto questo fil rouge tra se stesso tra la chiesa mondiale e la sofferenza forse anche di Napoli. Però la vita a Napoli, ha detto, non è facile, non è gioiosa ma voi avete una grande risorsa: il cammino quotidiano di questa città che può produrre cultura di vita, che può aiutare sempre a rialzarsi, però è inevitabile la considerazione, ha detto Bergoglio, che la mancanza di lavoro ruba la dignità. Senza lavoro nessuno può veramente vivere. Tutti possono rischiare di scivolare verso la corruzione. Rimarrà nella storia la parola particolarissima che lui ha pronunciato a Napoli: “la corruzione puzza” ha detto Papa Bergoglio. Un tormentone nei social forum che rappresenta la capacità dell’uomo e la capacità di conversione e di resurrezione. Poi il bagno di folla in Piazza del Plebiscito, una piazza stracolma nonostante le misure di sicurezza che sono state enormi in quella giornata. “Non vi lasciate rubare la speranza” ha detto il Papa. Io ho contato almeno venti volte la parola speranza durante l’omelia che ho seguito a Piazza del plebiscito. Anche il Cardinale Sepe ha parlato più volte di speranza, però questo voler rimarcare questo concetto è stato per Papa Bergoglio l’inizio di un discorso di grande apertura anche di credere nei confronti della possiblità della resurrezione di Napoli. “Non credete alle lusinghe dei facili guadagni”, ha detto più volte Bergoglio. “Non accontentatevi dei redditi disonesti, dovete reagire con fermezza, combattere chi sfrutta i giovani, i poveri, i deboli. Non dovete lasciare che la corruzione, la delinquenza, sfigurino il volto di questa città”. E poi credo che questo sia il momento più bello, ho visto l’applauso vero delle migliaia di persone presenti a Piazza del Plebiscito. La foto quasi liberatoria, il volersi e il potersi finalmente collegare ad un uomo che ad alta voce, senza ovviamente nessun tipo di timore, dice queste parole sentendole dal cuore: ai criminali, alla camorra, a tutti i loro complici, Bergoglio ha detto in modo chiaro, forte, BASTA! Li ha invitati alla confessione, convertitevi all’amore e alla giustizia, fatevi trovare alla misericordia di Dio. Questo è un punto sul quale vorrei chiarire. La sensazione vera che ho avuto non è stata di un Papa che ha letto Napoli come di una Napoli degradata, come di una eccezione all’interno di una società perfetta del Paese. No, Napoli è per Bergoglio credo il simbolo di un Paese in una piazza attraverso la quale Bergoglio ha voluto parlare all’Italia intera e forse al Mondo. Come non ricordare i momenti di una dolcezza, di una serenità straordinaria, l’incontro con presso la Chiesa del Gesù Nuovo. La necessità dell’umanizzazione della medicina, i benefici che la medicina può portare all’umanità, là dove si riesce a viverla. L’incontro con i malati e con i famigliari. Il ringraziamento di Papa Bergoglio a tutti i medici per la sensibilità di uno dei più grandi santi di Napoli, San Giuseppe Moscati proprio nel trattare con gli ammalati e i sofferenti. Sono stati tanti gli esempi che Bergoglio ha fatto ricollegandosi alla storia di Napoli, ad esempio le gigantografie dei Santi e dei Beati che hanno abbracciato il Papa lungo il colonnato della Basilica di San Francesco da Paola in Piazza del Plebiscito. Un abbraccio simbolico e straordinario anche da un punto di vista scenografico. Poi vi è il “metà miracolo” di San Gennaro, il sangue che per metà si è sciolto e per tradizione questo può sciogliersi oltre le tre volte canoniche in occasioni di visite che sono considerate estremamente importanti. Di fronte al Pontefice non si è mai sciolto il sangue di San Gennaro, per metà si è sciolto e il Pontefice è stato anche bravo nella battuta immediata. “Si vede”, ha detto, “che il santo ci vuole a metà, dobbiamo convertirci tutti perché ci voglia bene”. Una giornata emozionante che entra di fatto nella storia di Napoli, non potrà mai essere dimenticata e che ha lasciato un segno. Le parole di Bergoglio sono diventate linguaggio comune di tutti i Napoletani e di tutti i campani. Le considerazioni del Papa sono diventati momento di riflessione nelle famiglie, sono quei messaggi non formali che resteranno nei cuori, nella mente dei napoletani e credo che possano tracciare una rinascita per la città”.
“Quello che sicuramente resta a Napoli e alla Campania tutta, perché non è stata una visita limitata alla città di Napoli, è stato un messaggio chiaro: la speranza, la speranza che deve guidare sempre l’uomo. La Napoli che non perda la speranza è una Napoli destinata a risorgere. Questo è il concetto che ha voluto esprimere il Papa perché straordinariamente ricca di storia, di potenzialità, d’intelligenza. La resurrezione nel tempo di Pasqua nel giorno simbolico della nascita della Primavera; il Papa è venuto a Napoli il 21 marzo ed è stato un concetto ben chiaro nelle sue parole, una speranza su cui non bisogna cullarsi. Le parole sono state dolci per la giornata bellissima che abbiamo vissuto con il Pontefice, ma a volte sono state dure come pietre, molto significative. Penso ad esempio alle parole che ha pronunciato a Piazza del Plebiscito o al discorso di Scampia dove ha toccato i temi sociali importantissimi. A Scampia ha detto “noi siamo tutti napoletani”, lui ha fatto questo fil rouge tra se stesso tra la chiesa mondiale e la sofferenza forse anche di Napoli. Però la vita a Napoli, ha detto, non è facile, non è gioiosa ma voi avete una grande risorsa: il cammino quotidiano di questa città che può produrre cultura di vita, che può aiutare sempre a rialzarsi, però è inevitabile la considerazione, ha detto Bergoglio, che la mancanza di lavoro ruba la dignità. Senza lavoro nessuno può veramente vivere. Tutti possono rischiare di scivolare verso la corruzione. Rimarrà nella storia la parola particolarissima che lui ha pronunciato a Napoli: “la corruzione puzza” ha detto Papa Bergoglio. Un tormentone nei social forum che rappresenta la capacità dell’uomo e la capacità di conversione e di resurrezione. Poi il bagno di folla in Piazza del Plebiscito, una piazza stracolma nonostante le misure di sicurezza che sono state enormi in quella giornata. “Non vi lasciate rubare la speranza” ha detto il Papa. Io ho contato almeno venti volte la parola speranza durante l’omelia che ho seguito a Piazza del plebiscito. Anche il Cardinale Sepe ha parlato più volte di speranza, però questo voler rimarcare questo concetto è stato per Papa Bergoglio l’inizio di un discorso di grande apertura anche di credere nei confronti della possiblità della resurrezione di Napoli. “Non credete alle lusinghe dei facili guadagni”, ha detto più volte Bergoglio. “Non accontentatevi dei redditi disonesti, dovete reagire con fermezza, combattere chi sfrutta i giovani, i poveri, i deboli. Non dovete lasciare che la corruzione, la delinquenza, sfigurino il volto di questa città”. E poi credo che questo sia il momento più bello, ho visto l’applauso vero delle migliaia di persone presenti a Piazza del Plebiscito. La foto quasi liberatoria, il volersi e il potersi finalmente collegare ad un uomo che ad alta voce, senza ovviamente nessun tipo di timore, dice queste parole sentendole dal cuore: ai criminali, alla camorra, a tutti i loro complici, Bergoglio ha detto in modo chiaro, forte, BASTA! Li ha invitati alla confessione, convertitevi all’amore e alla giustizia, fatevi trovare alla misericordia di Dio. Questo è un punto sul quale vorrei chiarire. La sensazione vera che ho avuto non è stata di un Papa che ha letto Napoli come di una Napoli degradata, come di una eccezione all’interno di una società perfetta del Paese. No, Napoli è per Bergoglio credo il simbolo di un Paese in una piazza attraverso la quale Bergoglio ha voluto parlare all’Italia intera e forse al Mondo. Come non ricordare i momenti di una dolcezza, di una serenità straordinaria, l’incontro con presso la Chiesa del Gesù Nuovo. La necessità dell’umanizzazione della medicina, i benefici che la medicina può portare all’umanità, là dove si riesce a viverla. L’incontro con i malati e con i famigliari. Il ringraziamento di Papa Bergoglio a tutti i medici per la sensibilità di uno dei più grandi santi di Napoli, San Giuseppe Moscati proprio nel trattare con gli ammalati e i sofferenti. Sono stati tanti gli esempi che Bergoglio ha fatto ricollegandosi alla storia di Napoli, ad esempio le gigantografie dei Santi e dei Beati che hanno abbracciato il Papa lungo il colonnato della Basilica di San Francesco da Paola in Piazza del Plebiscito. Un abbraccio simbolico e straordinario anche da un punto di vista scenografico. Poi vi è il “metà miracolo” di San Gennaro, il sangue che per metà si è sciolto e per tradizione questo può sciogliersi oltre le tre volte canoniche in occasioni di visite che sono considerate estremamente importanti. Di fronte al Pontefice non si è mai sciolto il sangue di San Gennaro, per metà si è sciolto e il Pontefice è stato anche bravo nella battuta immediata. “Si vede”, ha detto, “che il santo ci vuole a metà, dobbiamo convertirci tutti perché ci voglia bene”. Una giornata emozionante che entra di fatto nella storia di Napoli, non potrà mai essere dimenticata e che ha lasciato un segno. Le parole di Bergoglio sono diventate linguaggio comune di tutti i Napoletani e di tutti i campani. Le considerazioni del Papa sono diventati momento di riflessione nelle famiglie, sono quei messaggi non formali che resteranno nei cuori, nella mente dei napoletani e credo che possano tracciare una rinascita per la città”.
“Come puoi descrivere Papa Bergoglio brevemente?”
“Bergoglio è l’uomo che sa parlare finalmente al cuore delle persone, l’uomo che in questo momento storico ci voleva per risollevare una Chiesa che sta vivendo momenti di difficoltà, è l’uomo che si sta aprendo al popolo e ai popoli e l’uomo che fin dal primo giorno non ha voluto gli spazi della Santa Sede, è scese tra la gente, le strade, le sue parrocchie romane e sta considerando Parrocchia l’intero Mondo. L’ha dimostrato a Napoli, ma prima di Napoli l’ha dimostrato in tanti viaggi. E’ l’uomo che può far rinascere davvero anche la Chiesa”.
“Bergoglio è l’uomo che sa parlare finalmente al cuore delle persone, l’uomo che in questo momento storico ci voleva per risollevare una Chiesa che sta vivendo momenti di difficoltà, è l’uomo che si sta aprendo al popolo e ai popoli e l’uomo che fin dal primo giorno non ha voluto gli spazi della Santa Sede, è scese tra la gente, le strade, le sue parrocchie romane e sta considerando Parrocchia l’intero Mondo. L’ha dimostrato a Napoli, ma prima di Napoli l’ha dimostrato in tanti viaggi. E’ l’uomo che può far rinascere davvero anche la Chiesa”.