“Grazie, Papa Francesco! Che bello!”
così Maddalena Santoro, al telefono con il Sir, accoglie la notizia del ricordo che ieri, durante l’udienza, Papa Francesco ha fatto di suo fratello, don Andrea Santoro, il sacerdote della diocesi di Roma ucciso a Trabzon, in Turchia, dove era missionario, il 5 febbraio 2006, mentre stava pregando nella sua chiesa. “Eroico testimone dei nostri giorni” lo ha definito il Pontefice che lo ha posto come esempio da seguire “nell’offrire la nostra vita come dono d’amore ai fratelli, a imitazione di Gesù”. “Apprendo ora la notizia – dice la sorella – e sono molto emozionata. Al Papa abbiamo inviato i libri di don Andrea e siamo anche andate, con mia sorella, alle udienze. Una volta abbiamo avuto modo di avvicinarlo per un breve istante e gli abbiamo mostrato la Bibbia che don Andrea aveva in mano quando fu ucciso, lui l’ha toccata e ci ha sorriso. È stato un momento bellissimo che oggi si è arricchito ancora di più!”.
“Le parole del Pontefice ci giungono come un bel regalo di Pasqua – aggiunge la sorella del sacerdote – e sono per noi un incoraggiamento per preparare al meglio, con la diocesi di Roma, un programma per ricordare il X anniversario, nel 2016, della morte di don Andrea. Stiamo per pubblicare le sue preghiere. Siamo davvero felici. Le parole di Papa Francesco, che ha riproposto uno scritto di don Andrea, richiamano uno degli atteggiamenti cari a don Andrea, che era molto legato all’Eucaristia, quello di voler essere veramente la carne di Cristo. Mio fratello è sempre stato un uomo di relazioni, un costruttore di ponti, era uno sforzo che faceva tutti i giorni. Diceva spesso: andare da chi ci cerca e accogliere chi non ci cerca. Identità in Cristo, accoglienza degli altri sono un po’ i tratti di don Andrea”.
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