È stata completamente incentrata sul significato del Triduo Pasquale, l’Udienza Generale, tenuta ieri mattina da papa Francesco, in piazza San Pietro. Partendo dalla commemorazione dell’Ultima Cena, il Santo Padre ha ricordato come Gesù Cristo, offrendo al Padre “il suo corpo e il suo sangue sotto le specie del pane e del vino e, donandoli in nutrimento agli Apostoli, comandò loro di perpetuarne l’offerta in sua memoria”.
Nel rito della lavanda dei piedi, quindi, Cristo si pone come “servo” e, con un “gesto profetico”, esprime “il senso della sua vita e della sua passione, quale servizio a Dio e ai fratelli”.
Questo servizio di Dio agli uomini si manifesta anche nel Battesimo, “quando la grazia di Dio ci ha lavato dal peccato e ci siamo rivestiti di Cristo”, e nell’Eucaristia, dove “facciamo comunione con Cristo Servo per obbedire al suo comandamento, quello di amarci come Lui ci ha amato (cfr Gv 13,34; 15,12)”.
Il Pontefice ha quindi ammonito: “Se ci accostiamo alla santa Comunione senza essere sinceramente disposti a lavarci i piedi gli uni gli altri, noi non riconosciamo il Corpo del Signore”.
Meditando la liturgia del Venerdì Santo, con il mistero della morte di Cristo e l’adorazione della Croce, il Papa si è soffermato sull’espressione “È compiuto!” (Gv 19,30), che sta a significare il compimento dell’“opera della salvezza”, quando “tutte le Scritture trovano il loro pieno compimento nell’amore del Cristo, Agnello immolato. Gesù, col suo Sacrificio, ha trasformato la più grande iniquità nel più grande amore”.
Nel corso dei secoli, ha sottolineato Francesco, vi sono stati molti “uomini e donne che con la testimonianza della loro esistenza riflettono un raggio di questo amore perfetto, pieno, incontaminato”. A tal proposito, ha ricordato don Andrea Santoro, il missionario assassinato a Trebisonda, in Turchia, che, pochi giorni prima di morire, scriveva: “«Sono qui per abitare in mezzo a questa gente e permettere a Gesù di farlo prestandogli la mia carne … Si diventa capaci di salvezza solo offrendo la propria carne. Il male del mondo va portato e il dolore va condiviso, assorbendolo nella propria carne fino in fondo, come ha fatto Gesù».
Al giorno d’oggi, ha detto a braccio il Papa, continuano ad esservi “tanti uomini e donne, veri martiri che offrono la loro vita con Gesù per confessare la fede, soltanto per quel motivo”, realizzando così pienamente il “compiuto” di Gesù in croce.
“Che bello sarà quando tutti noi, alla fine della nostra vita, con i nostri sbagli, i nostri peccati, anche con le nostre buone opere, con il nostro amore al prossimo, potremo dire al Padre come Gesù: è compiuto!”. Pensando alla “fine della nostra vita”, quindi, potremo “chiedere la grazia di poter dire: ‘Ma, Padre, ho fatto quello che ho potuto’. ‘È compiuto!’”.
Durante il Sabato Santo, ha proseguito il Santo Padre, si contempla il “riposo” di Cristo nel sepolcro, “dopo il vittorioso combattimento della croce”. In questo giorno, i cristiani contemplano principalmente Maria, raccogliendo tutta la loro fede in Lei, “la prima e perfetta discepola, la prima e perfetta credente”, la quale “nell’oscurità che avvolge il creato”, è rimasta “sola a tenere accesa la fiamma della fede, sperando contro ogni speranza nella Risurrezione di Gesù”.
Nella grande Veglia Pasquale, infine, si celebra “Cristo Risorto centro e fine del cosmo e della storia” e si veglia “pieni di speranza in attesa del suo ritorno, quando la Pasqua avrà la sua piena manifestazione”.
Spesso, ha osservato il Pontefice, quando “il buio della notte sembra penetrare nell’anima”, c’è chi pensa “ormai non c’è più nulla da fare” e “il cuore non trova più la forza di amare”: è proprio in quel momento che “un bagliore rompe l’oscurità e annuncia un nuovo inizio”, con “Cristo che accende il fuoco dell’amore di Dio”.
Il “grande mistero della Pasqua” si svela proprio quando “la pietra del dolore è ribaltata, lasciando spazio alla speranza”. La Chiesa ci consegna “la luce del Risorto” che “ha vinto la morte e noi con Lui”.
I cristiani sono dunque chiamati ad essere “sentinelle del mattino”, scorgendo “i segni del Risorto, come hanno fatto le donne e i discepoli accorsi al sepolcro all’alba del primo giorno della settimana”.
In conclusione, papa Francesco ha esortato i fedeli a non limitarsi a “commemorare la passione del Signore” ma ad entrare nel mistero, facendo “nostri i suoi sentimenti, i suoi atteggiamenti”. Soltanto così, “la nostra sarà una Buona Pasqua”, ha detto.
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