Torna puntuale, in occasione dei precetti pasquali o natalizi, il dibattito sulla Messa per gli studenti o il presepe nell’atrio della scuola. Questa volta l’Uaar (l’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti) ha diffidato la preside di un liceo cosentino – prima ancora lo aveva fatto con una scuola di Amantea – a non commettere il reato di lesa laicità, permettendo ai ragazzi di andare a Messa. La preside, per evitare polemiche, ha fatto marcia indietro ma gli studenti no. Hanno deciso di andare in chiesa, dove si sono confessati e hanno partecipato all’Eucarestia.
È stato bello vedere la compattezza e la libertà dei ragazzi che, all’ennesimo immotivato attacco (in nome di una finta laicità che sottende una contrarietà a tutto quello che è cristiano), hanno deciso di andare a celebrare l’Eucarestia che li introduce al grande Triduo Pasquale.
Lascia l’amaro in bocca il contrasto tra un falso modo di recuperare tradizioni e radici e poi l’accanirsi nel colpire il patrimonio religioso di una nazione, di un continente, della maggior parte della popolazione. La preside non aveva obbligato i ragazzi che si dichiarano non credenti a partecipare, aveva solo chiesto di annotare chi restava a scuola a far lezione e chi usciva dal plesso per andare ad ascoltare un prete che celebrava il mistero della Passione di Amore di Cristo e li esortava a fare altrettanto. Si ripete la scena della Passione: gli accusatori, gli accusati ma anche Pilato che per paura fa marcia indietro e se ne lava le mani.
Nelle scuole entrano progetti di tutti i tipi, s’investono ore e ore per convegni alcuni dei quali abbastanza discutibili, ma quando si tratta di una celebrazione religiosa si invoca il principio di laicità.
Ma i principi tra loro sono e devono restare connessi. In democrazia, ad esempio, la maggioranza sceglie senza per questo obbligare chi la pensa diversamente.
La Messa è pietra d’inciampo, perché Cristo stesso è l’inciampo; Egli è scandalo per i giudei e stoltezza per i pagani. Così ha scritto san Paolo che ha pure aggiunto: ma per quelli che sono chiamati, predichiamo Cristo potenza e sapienza di Dio.
I giovani cosentini, a dispetto di mode e venti di nuove dottrine, ci hanno mostrato come non siano condizionabili e usino la testa, esercitino la libertà rispetto a un pensare che puzza di vecchio, di laiche sagrestie, non di quell’aria fresca che invece usa parole come dialogo, incontro, valori ma anche radici. I ragazzi hanno mostrato una speciale “gelosia” per quelle radici cristiane che non vanno abbattute, altrimenti crolla tutto l’albero della civiltà europea. Solo i miliziani dell’Is pensano di fondare una nuova civiltà distruggendo il passato e la storia, abbattendo segni e simboli della altrui religiosità in nome di una falsa purezza di pensiero.
Per i membri anonimi dell’Uaar cosentina è stata la vittoria di Pirro. I giovani si sono presentati con il loro volto, la loro storia, le loro scelte di vita davanti alle telecamere, orgogliosi di dirsi cristiani. Sono stati loro a farci la lezione con i banchi vuoti delle aule e quelli gremiti di una chiesa. E di questi tempi non è poco, davvero!
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