Ai ricordi non si comanda. Soprattutto se i ricordi sono impastati di sensazioni dolorose e di immagini che restano scolpite nella memoria. La foto del neo ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, che in bicicletta raggiunge il suo ministero, ci ha immediatamente riportato alla memoria un’altra bicicletta. Un’icona drammatica di un’altra pagina di storia recente della Repubblica: l’assassinio, il 19 marzo del 2002, del giuslavorista Marco Biagi da parte delle Nuove Brigate Rosse. La foto di quella vecchia bicicletta bianca addossata al muro di casa Biagi, ci è rimasta desolatamente impressa nella memoria. Con il ricordo, indelebile, di tutto quello che lo Stato non fece per difendere quell’uomo mite, condannato a morte perché aveva osato cambiare, con le sue proposte, le regole del lavoro. Un emiliano, anzi un bolognese come tanti, abituato a servirsi della bicicletta per i piccoli spostamenti quotidiani.
Non sappiamo se il reggiano Delrio, anche lui uomo di una terra in cui la bicicletta è amatissima, abbia per un solo istante pensato a Marco Biagi, scegliendo un mezzo di trasporto così poco utilizzato a Roma. Figurarsi dai politici, abituati alle comodità delle auto blu, magari a sirene inutilmente spiegate.
Non possiamo sapere se il ministro abbia anche per un solo istante pensato al giuslavorista, ma noi vogliamo sperarlo. Anche perché ci auguriamo che come la bici di Biagi divenne l’emblema di uno Stato sconfitto, quella di Delrio possa segnare la riscossa dello Stato sul verminaio della corruzione che affligge le opere pubbliche. Costruite, vogliamo ricordarlo, con i nostri soldi. Di noi che le tasse le paghiamo sino all’ultimo euro. Buona pedalata, signor ministro.