La laicità è quel terreno tutelato dalla legge che rende possibile il vivere comune nel rispetto di tutte le appartenenze religiose e culturali. Può questa laicità generare nelle sue estreme conseguenze e nel tempo una società priva di sentimenti, totalmente indifferente al destino dei popoli solo perché appunto appartenenti ad una etnia o ad una religione o addirittura ad una corrente di pensiero? Non è stata forse l’indifferenza a permettere nel nostro recente passato il genocidio degli armeni e subito dopo l’olocausto degli ebrei? Quanto è successo a Parigi è il segno evidente di una società profondamente ferita dai recenti attacchi terroristici. Ma la risposta al terrorismo non può e non deve essere la paura dell’altro. Può e deve essere la partecipazione. Perché la paura, quella vera, quella che ti toglie tutto anche il respiro, oggi a viverla non sono i francesi e nemmeno gli italiani ma sono i cristiani in Medio Oriente e in tante altri parti del mondo. E l’Europa è chiamata per la sua maturità democratica e per la sua lunga storia di guerre e sopraffazioni ad essere, per quel mondo, un esempio di convivenza pacifica e possibile tra le differenze. Anche religiose.