Se qualcuno ci avesse detto che l’Italia è priva di una legge sulla tortura, sinceramente non gli avremmo creduto. Nella nostra immensa presunzione legislativa (siamo o non siamo il Paese del diritto?), abbiamo dato per scontato quello che scontato non è. Avremo capito la lezione? Ora lo verificheremo. Di sicuro, dinanzi al parere della Corte europea dei diritti dell’uomo che ha qualificato l’aggressione da parte della polizia nella scuola Diaz a Genova in occasione del G8 (21 luglio 2001) come “tortura”, l’Italia e il Parlamento italiano non hanno più alibi. Si può pure distinguere fra opinione pubblica e legislazione, ma in questo caso la separazione delle responsabilità non funziona.
Di sicuro, ci sentiamo di affermare che nell’opinione pubblica italiana c’è un rifiuto totale della tortura, ma evidentemente eravamo molto distratti, presi come siamo dalle infinite beghe della politica oltre che dalle preoccupazioni legate all’infinita recessione. Ora la Corte europea dei diritti dell’uomo ci ha dato la sveglia. Con dignità occorre che il Parlamento legiferi al meglio. Con dignità e responsabilità. E, se possibile, senza indugi.