Il Convegno ecclesiale nazionale e il Giubileo straordinario sono strettamente collegati, anche se la dimensione del secondo guarda al mondo e non solo all’Italia. Ad unirli, visto che a novembre ospiterà l’evento della Chiesa italiana, sarà anche Firenze in quanto città della misericordia. Lo stesso Papa Francesco ha deciso di caratterizzare la sua visita fiorentina, il 10 novembre, oltre che con l’incontro con i delegati al Convegno e con la Messa allo stadio, con un pranzo insieme agli ospiti abituali della mensa di San Francesco Poverino, in piazza della Santissima Annunziata, dopo l’incontro con i giovani disabili nella vicina basilica mariana.
La mensa (frequentata in un anno da oltre mille persone: 758 stranieri e 321 italiani) è profondamente legata alla storia di Firenze. A volerla fu il cardinale Elia Dalla Costa. Era il 1949, in città erano ancora evidenti le macerie della seconda guerra mondiale, la povertà era una piaga diffusa. La storica Confraternita di San Girolamo e San Francesco Poverino mise a disposizione l’antico oratorio sotto il loggiato della piazza di fronte alla chiesa dei Servi di Maria. Tra gli anni Sessanta e Settanta la mensa ha avuto tra i suoi frequentatori e sostenitori il “sindaco santo” Giorgio La Pira, il fondatore dell’Opera per la gioventù Pino Arpioni e anche don Divo Barsotti, grande mistico, scrittore e fondatore della Comunità dei Figli di Dio. Da una decina d’anni è gestita dalla Caritas diocesana.
Papa Francesco ha chiesto esplicitamente, come sua abitudine, di non avere trattamenti “speciali” e di poter condividere lo stesso pasto che viene offerto ogni giorno agli abituali frequentatori.
Ma Firenze è soprattutto la città dove nel 1244 San Pietro Martire fondò la Società nuova di Santa Maria detta della Misericordia, prima organizzazione di volontariato al mondo, che ancora oggi, come Confederazione delle Misericordie, è viva e vitale avendo saputo adattarsi e sopportando, superandole, innumerevoli vicissitudini, mantenendo intatto quel patrimonio d’ideali che fanno delle Misericordie una delle associazioni più partecipate e legate al territorio.
Le Misericordie fanno parte dell’identità propria di Firenze. Il Papa incontrerà la storia della città, il suo volto religioso nella radice mariana, ma anche l’anima caritativa che da secoli si fa carico della povertà di tutti. Incontrerà anche l’arte, perché Francesco, come è successo per i poveri invitati nella Cappella Sistina, non divide cultura e carità. E come ha detto il cardinale Giuseppe Betori: “Donare cultura significa fare carità”. È chiaro, però, che nell’intento del Papa nell’annunciare l’Anno Santo straordinario c’è soprattutto l’altro aspetto della misericordia, quella di Dio nei confronti dell’uomo: il perdono, una delle ragioni della nostra speranza, che si lega bene, anche in questo caso, al Convegno ecclesiale nazionale, che guarderà, come suggerisce la Traccia, al Gesù che mangia con i pubblicani, dialoga con le prostitute, entra nella casa di Zaccheo e si porta dietro Levi, l’esattore, e che a un fariseo come Nicodemo chiede di “rinascere”, di ricominciare daccapo. Gesù ha guardato alle donne e agli uomini che ha incontrato con amore e tenerezza, accompagnando i loro passi con pazienza e misericordia.
Dio rivela così la sua suprema tensione verso l’uomo: “Dio è per l’uomo, si mette al servizio dell’uomo”. Dio per primo, come ci insegna la parabola del figliol prodigo, esce incontro all’uomo, lo raggiunge dove si trova, persino nella lontananza del peccato: “L’uomo è la periferia presso la quale Dio si reca in Gesù Cristo: al suo peccato non è opposto un rifiuto sdegnoso, poiché ormai di esso Cristo accetta di farsi carico”.
Sarà anche la connotazione mariana ad unire gli eventi. Il Papa arriverà a Firenze passando da Prato (“porta d’ingresso al Convegno ecclesiale nazionale”) dove renderà omaggio alla Sacra Cintola. Poi sarà in Santa Maria del Fiore, all’Annunziata, a nemmeno un mese dall’apertura dell’Anno Santo, l’8 dicembre, nel nome dell’Immacolata Concezione. Insomma, in migliori mani il Convegno e il Giubileo non potevano essere messi.