Che cosa fare se ci si imbatte in una situazione simile?
La soluzione non ce l’ha nessuno, ma qualche anno di esperienza con i ragazzi delle scuole senz’altro aiuta. Prenderli di petto non serve, è semplicemente quello che l’adolescente vuole….ha bisogno dell’opposizione per crescere, per capire che cosa deve diventare da adulto. Per esperienza possiamo suggerire che i migliori risultati si hanno con la cosidetta “carota” o se volessimo rispolverare San Francesco di Sales, è validissimo il suo detto: “Si prendono più mosche con un cucchiaino di miele che con un barile di aceto”.
Alle volte una strategia è isolare il ragazzo difficile dal gruppo classe, ossia chiamarlo fuori e stabilire una relazione a tu per tu, chiedergli il perchè del suo comportamento, se ci sono problemi particolari che lo affliggono, se vuole metterci un pò di buona volontà, in definitiva metterlo di fronte alle sue responsabilità. Il rapporto tra adulti e adolescenti, sia che essi siano i genitori o gli insegnanti, è simile ad un tiro alla fune: non si può tirare la corda solo da una parte, perchè arriverà un momento in cui la corda si spezzerà e ciò avverrà quando il ragazzo raggiungerà un’età tra i 15-16 anni e acquisterà coraggio per opporsi definitivamente alle imposizioni dei genitori, ” chiudendo” la classica porta dietro le spalle, ossia avrà il coraggio di opporsi con un netto rifiuto. Mai arrivare a questo, perchè potrebbe essere troppo tardi. Nel gioco della “corda”, ogni tanto bisogna allentare , cioè concedere qualcosa e allearsi con gli adolescenti. Ma bisogna stare attenti a non diventare complici, perchè i genitori debbono avere sempre un ruolo superiore e da genitore, mai da amico o meglio, non sempre da amico, ossia alla pari. Stessa cosa vale per gli insegnanti, che debbono sempre mantenersi al di sopra e con un certo distacco, se vogliono essere rispettati e spesso e volentieri, maggiormente apprezzati dai ragazzi. I ragazzi ci giudicano e soprattutto ci osservano. se in casa gli diciamo di essere onesti e poi nella vita pratica, ci osservano non esserlo nelle piccole cose quotidiane, vedranno la nostra contraddizione e ci disprezzeranno. Come diceva Madre Teresa di Calcutta, i figli imparano da come si comportano i loro genitori, educatori, insegnanti, non dalle loro parole, ossia l’esempio vale più di mille discorsi e parole. Concedere allora, esortare alla sincerità, vietare e saper dire dei “no” motivati. I ragazzi adolescenti hanno anche bisogno di “punizioni”. Che tipo di punzioni? Niente paura, nulla di fisico, solo qualche divieto magari di uscire, oppure di usare il cellulare per un giorno…andare a dormire un poco prima…basta una piccola, anche insignificante punizione, che il ragazzo si sentirã rassicurato e il giorno dopo, sarà più disponibile e contento.
I ragazzi adolescenti infatti, hanno bisogno anche di “no”. Poi vale la regola principale che è quella dell’amore: se il ragazzo si sente amato, accarezzato, voluto e apprezzato, alzerà un poco la poca stima personale che si sente addosso nel difficile periodo della crescita e si aprirà maggiormente nei confronti dell’adulto. Quindi mai e poi mai dire:” Non capisci niente, sei stupido” oppure : ” Io non ti volevo…” Sono frasi maledette assolutamente vietate nel complesso percorso educativo. Sempre amare e stimare, apprezzare e incoraggiare, sia come genitori, che come insegnanti. Aiutare a superare i fallimenti, trovare sempre un lato buono, anche quando sembra che non ci sia, fare molla sull’incoraggiamento e sull’autostima.
E la vita sarà più semplice e anche la crescita dei nostri ragazzi sarà più gestibile e “guidata”, quindi meno pericolosa.