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Padre Silvano Nicoli: “Il “prendersi cura” di chi è nel disagio, in una prospettiva di promozione e di solidarietà e di sviluppo umano e sociale”

volontari

DIOCESI – Pubblichiamo la relazione di Padre Silvano Nicoli ai volontari della Caritas diocesana, parrocchiali, dell’Unitalsi, vinceziani e di tutti i gruppi di volontariato della nostra diocesi.

Padre Silvano: “A partire dalla parabola del “buon Samaritano” Due momenti di riflessione:
1 – Sottolineature sulla parabola del “Buon Samaritano”
2 – Elementi per costruire una presenza “significativa” :  il volontariato”  …

Un parabola …
Nel presente caso, la ragione per cui Gesù ricorre al genere parabolico è la non disponibilità del dottore della legge a rivedere i suoi pregiudizi circa l’annuncio del Regno, in cui il perdono di Dio sembra abolire il privilegio dei giusti nei confronti dei peccatori. Proprio perché il racconto del “buon Samaritano” è una parabola, metterà in atto per lo scriba, interlocutore di Gesù, un processo di cambiamento.  Egli infatti è in realtà più interessato ad una disputa esegetica in cui fare sfigurare Gesù; la parabola invece lo porterà ad un problema di prassi., alla concretezza del “fare”.

Il racconto evangelico del buon Samaritano va valutato come un’autentica parabola e non si riduce soltanto ad un “racconto esemplare”, con la proposta di un modello da imitare; non è dunque soltanto una esortazione a fare come il buon Samaritano, ad amare il prossimo, senza lasciarsi soggiogare dall’egoismo come fanno il sacerdote e il levita.

La domanda finale rivolta da Gesù allo scriba non suona come : “Chi è dunque il tuo prossimo?”, ma :” Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?” (v. 36). La domanda rivolta allo scriba non concerne più l’oggetto, ma il soggetto dell’amore.  Lo scriba infatti aveva posto l’interrogativo a partire da se stesso : “ Chi è il mio prossimo?”; invece, deve considerare la cosa a partire dal bisogno in cui si imbatte, e lasciarsi istruire dal comportamento di un Samaritano .

  1. Sulla strada verso Gerico
  1. Il soccorso generoso e pronto di uno straniero …

L’ascoltatore , disgustato dal comportamento del sacerdote e del levita, viene poi disorientato vedendo entrare in scena un Samaritano.

Qual è il suo comportamento?  Anche lui vede il ferito, ma la reazione è opposta a quella del sacerdote e del levita; egli ” si lascia toccare intimamente da quanto vede. Già in questo vi è l’assunzione della dimensione di interiorità mossa dal comandamento dell’amore (v. 27).  All’emozione profonda segue un agire caratterizzato dalla cura, dalla prontezza, dall’integralità dell’intervento.  Perciò fa per lui non solo qualcosa, ma tutto ciò che può; e questo avviene non con fredda professionalità, ma con intima partecipazione alla sorte del malcapitato.

E’ interessante notare come quel prendersi cura del ferito (v. 34) diventi poi un coinvolgere nella stessa cura anche l’albergatore (v. 35). Ma c’è ancora di più. Il Samaritano, infatti, deve proseguire per il suo viaggio, ma assicura che tornerà e che sul  cammino del ritorno sarà pronto a rifondere l’albergatore per eventuali spese supplementari.

E’ la storia-proposta che tocca anche la nostra “disponibilità-volontà” a metterci a servizio “dell’altro gratuitamente” (questo è volontariato!) , chiunque esso sia  nella sua identità e storia.  Il rischio e la tentazione e/o la paura è di “passare oltre”.

(2a  parte) –    b.  Elementi per costruire  una presenza “significativa” :  il volontariato”  …

Ogni persona contiene “una fecondità” che non si lascia mai totalmente estinguere dalle sofferenze e dalle privazioni subite.

Si muove in base a proprie scelte valoriali, utilizza tempi che non sono occupati dal lavoro o da impegni familiari, e con la sua azione solidale sostanzialmente “investe” nei confronti della persona.  Rappresenta oggi nel nostro paese una delle realtà più stimolanti e più significative, in particolare nella lotta al disagio sociale e alle povertà.  Per la comunità cristiana è una testimonianza forte della propria fede: il Concilio ha spinto anche il volontariato a una revisione dei propri obiettivi, per superare un assistenzialismo dalle prospettive troppo ristrette, non più conciliabile con un’idea di “promozione umana”, integrale, dei destinatari del proprio servizio.

Un “servizio di volontariato” che porti a riscoprire l’impegno anche nel territorio e a una consapevolezza della necessità di “agire insieme” con altre componenti a favore delle persone.

Quali “le sfide” ? 

la  strada ( dove vengono vissute molte realtà di povertà e disagio), la casa e famiglia (si stanno consumando tanti travagli e disagi … e violenze ) , determinate istituzioni  (carceri, ospedale, case di riposo): luoghi dove le problematiche sono molto complesse e dove si è chiamati ad incentivare “lì’ umanizzazione” dei servizi. 

Meta della formazione  : istaurare relazioni costruttive … con i destinatari, ma anche tra i volontari”.