“La società globale, segnata da un’accelerazione crescente, contiene grandi potenzialità. ma per essere governata nel senso della coesione e della giustizia ha bisogno di comunità intermedie attive, creative, propositive, capaci di contribuire nella loro libertà al processo democratico e allo sviluppo economico. Se il cittadino è solo davanti alle istituzioni e al mercato, l’intero tessuto civile e culturale del paese sarà più debole. Per questo l’azione volontaria, e quell’insieme di iniziative e imprese che compongono il Terzo Settore, sono assolutamente indispensabili non solo per la qualità della nostra vita sociale, ma anche per la qualità della democrazia”. Con queste parole, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si è rivolto in un messaggio ai partecipanti alla V edizione del Festival del Volontariato, che si è svolto a Lucca dal 16 al 19 aprile, organizzato dal Centro nazionale per il volontariato e dalla Fondazione volontariato e partecipazione, in collaborazione con oltre cento sigle e realtà locali e nazionali.
I giovani al centro della discussione. Insieme ai temi legati alla riforma del Terzo Settore, in discussione in Parlamento e quindi dell’impatto sociale che essa avrà, nelle quattro giornate si è discusso di sicurezza partecipata, protezione civile (prevenzione e riduzione del rischio), comunicazione sociale, tutela dei beni culturali e del territorio, programmi nazionali ed europei, carcere e vantaggi delle pene alternative, disabilità, adozioni internazionali, volontariato come vettore di pace nel mondo. Il “centro” del dibattito ha però riguardato la formazione e l’impegno volontario dei giovani. Sono stati, in particolare, diffusi i dati – sorprendenti – di una ricerca effettuata da Skuola.net relativa all’impegno degli studenti nella società civile.
È stato chiesto agli studenti di che tipo è il loro impegno per le tematiche relative alla società civile: 1 ragazzo su 4 del campione (il 27%) – composto da circa 1.200 studenti di età tra gli 11 e i 21 anni – ha dichiarato di aver fatto almeno una volta nella sua vita il volontario. Analizzando gli intervistati per età, genere e provenienza, è emerso che i più attivi su questo fronte hanno tra i 18 e i 21 anni, provengono dal nord Italia e sono per lo più ragazze. Ben 1 su 10 del totale fa attualmente e abitualmente volontariato: di questi, 1 su 3 collabora con associazioni di tipo non religioso, mentre circa il 23% partecipa alle attività della parrocchia o di associazioni di tipo religioso. Uno su 6 dei ragazzi fa volontariato con la sua scuola; il 14% con gli Scout ; l’11% individualmente. Le motivazioni? L’aiuto a bambini e minori in difficoltà e il sostegno a persone afflitte da handicap. Si sono dedicati a questo tipo di volontariato rispettivamente il 28% e il 16% dei ragazzi volontari; l’attenzione verso gli anziani (11%) e lo sforzo per l’integrazione o il supporto di stranieri o minoranze (9%). Un problema molto sentito è quello di non riuscire ad avere tempo a sufficienza per dedicarsi al volontariato (19%). Una risposta chiara a chi sottolinea il disimpegno culturale e civile dei giovani italiani.
Una risorsa strategica per il futuro. Per Edoardo Patriarca, presidente del Centro Nazionale del Volontariato – che nel suo intervento introduttivo alla manifestazione aveva sottolineato come “Ogni giorno abbiamo notizie spesso segnate dalla paura e dal timore, un racconto in cui le parole più presenti sono legate alla delinquenza. Di fronte ai problemi bisogna essere solidali, ma anche realistici. L’intento è provare a costruire una grande alleanza istituzionale e civile intorno alla grande sfida che abbiamo davanti” – “Volontariato e Terzo Settore dimostrano di rappresentare sempre più una risorsa strategica per il futuro dell’intero Paese”.
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