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La guerra di Netflix alla tv tradizionale La posta è il mondo

Rino Farda
“La tv cosiddetta lineare (quella tradizionale) ha fatto una splendida corsa che è durata cinquant’anni. Ma adesso è finito il suo tempo”. Parola di Reed Hastings, capo di Netflix, il servizio che fornisce film e serie tv in streaming on demand. Nato nel 1997, con un’idea rivoluzionaria per il noleggio di film e videogiochi (il cliente riceveva il prodotto desiderato per posta e, alla fine, poteva restituirlo utilizzando la prima cassetta postale per strada), in pochi anni ha fatto fallire la catena internazionale Blockbuster. Nel 2008 Netflix ha iniziato a distribuire film e prodotti tv direttamente sul web. Nel 2011 ha cominciato a produrre in proprio le serie televisive da vendere ai propri abbonati. Il primo titolo, “House of cards”, è diventato un caso di studio e un successo internazionale senza precedenti. Adesso il ritmo di crescita degli abbonati è diventato da capogiro. Solo nel primo trimestre del 2015, sono quasi cinque milioni le nuove sottoscrizioni, in Usa e nel mondo.
Complessivamente Netflix vanta ormai 62 milioni di clienti per un fatturato globale (solo per il primo trimestre) di un miliardo e mezzo di dollari, con una crescita secca del 50% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Oggi fra i concorrenti più temibili di Netflix, a livello internazionale, c’è la Hbo (“Il trono di spade”, per fare un solo titolo), come dieci anni fa c’era “Blockbuster”. “Il vero obiettivo di Netflix però non è di uccidere la Hbo. Il vero obiettivo è di uccidere la tv tradizionale”, dice l’editorialista (Forbes, Silicon Alley Insider, Recode) Peter Kafka. “Chiaramente nel corso dei prossimi 20 anni la Internet tv andrà a sostituire la tv lineare. Internet è il modo in cui la gente consumerà il video in futuro”, ha spiegato Reed Hastings pochi giorni fa in una conferenza pubblica che sta facendo molto discutere gli addetti ai lavori in tutto il mondo.
I concorrenti di Netflix ne sono ben consapevoli e si è scatenata una nuova corsa all’oro. I player della tv lineare stanno lanciando nuove applicazioni e servizi in streaming simili a quelli di Netflix. A cominciare, ovviamente, dalla Hbo stessa. La sua offerta sul web si chiama “Hbo Ora”, ed è molto simile a Netflix. Si tratta di un servizio basato su “Internet on-demand in streaming” e l’abbonamento costa 15 dollari al mese. “Hulu” è un altro servizio di streaming video basato su Internet. Anche “Amazon” offre streaming video con “Prime Instant Video”. Persino la “storica” Cbs ha adesso una “app” di streaming video e ormai anche le Leghe sportive, che hanno alimentato per anni il flusso dell’intrattenimento della tv lineare, hanno cominciato ad offrire le proprie applicazioni di streaming video. Per non parlare delle nuove strategie della Apple tv (arriverà sul mercato il prossimo autunno) che sono destinate a sconvolgere di nuovo il mercato.
Anche in Italia le cose stanno per cambiare. Dopo alcune notizie e smentite, ormai pare certo lo sbarco italiano di Netflix. A confermarlo, dopo mesi di attesa e indiscrezioni, è stato l’amministratore delegato di Telecom Italia Marco Patuano . Entro l’anno, ha detto, dovremmo essere in grado di abbonarci a un prezzo intorno ai 10 euro al mese al servizio americano di Netflix. In attesa di poter accedere al catalogo Usa, la paura di rimanere indietro ha messo le ali a tutti gli operatori italiani e, sui giornali, fioriscono le indiscrezioni su collaborazioni e sinergie, impensabili fino a pochi anni fa, fra broadcaster tradizionali come Mediaset o Sky e operatori telefonici come la stessa Telecom, Vodafone, eccetera. Sono già una decina le offerte di servizi streaming in Italia anche se nessuna di loro, fino ad ora, sembra avere lo stesso appeal di Netflix. I problemi di connettività (la banda larga, necessaria per lo streaming video, è un solo un miraggio ancora in moltissime regioni italiane) stanno ritardando l’arrivo della nuova forma di televisione su Internet.
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