“San Giovanni Paolo II possiamo chiamarlo il Papa della Divina Misericordia”. Lo ha detto il cardinale Stanislaw Dziwisz, arcivescovo di Cracovia, segretario particolare di Giovanni Paolo II, nell’omelia della Messa celebrata ieri all’altare della Cattedra di San Pietro nella basilica vaticana, in occasione del primo anniversario della canonizzazione del Papa polacco. A dieci anni dalla morte di Giovanni Paolo II, ha osservato il cardinale, “vediamo sempre meglio cosa egli abbia apportato alla vita della Chiesa e cosa resiste alla prova del tempo”. Come ha riconosciuto anche Papa Francesco nella bolla “Misericordiae Vultus”, quello della “Dives in misericordia” – la seconda enciclica di Giovanni Paolo II, che “all’epoca giunse inaspettata e colse molti di sorpresa” – è stata un “grande insegnamento”, con cui Wojtyla “rilevava la dimenticanza del tema della misericordia nella cultura dei nostri giorni”. “Senza misericordia il nostro mondo diventa ancora più disumano”, ha esclamato Dziwisz: da qui “le profetiche parole e decisioni di san Giovanni Paolo II, di porre al centro della vita della Chiesa di oggi la realtà della divina ed umana misericordia”.
Per l’arcivescovo di Cracovia, Giovanni Paolo II è stato anche “profeta delle cause riguardanti il matrimonio e la famiglia”, già ai tempi di Cracovia, quando scrisse il libro “Amore e responsabilità”. “Già allora difendeva i valori e la dignità della vita umana, specie quella indifesa”, ha sottolineato il cardinale: “Allora concentrò la sua attenzione sulla teologia del corpo. E poi portò le sue esperienze pastorali in questo campo nel terreno della Chiesa universale, e consegnò alla Chiesa l’esortazione Familiaris Consortio”. “Oggi la Chiesa continua a vivere la questione della famiglia, come è dimostrato dal successivo Sinodo dei vescovi che affronta questo problema e questa sfida”, le parole dell’arcivescovo, secondo il quale “indubbiamente profetico fu il modo di Giovanni Paolo II di accostarsi al mondo dei giovani”. Già il giorno dell’inaugurazione del suo pontificato, infatti, “li chiamò speranza della Chiesa e sua speranza”. “Profetica” è stata anche l’iniziativa di organizzare le Giornate mondiali della gioventù, “come una grande festa della fede della Chiesa, che si ravviva e rinnova in ogni generazione, in ogni cuore umano conquistato da Cristo e per Cristo”. “Come non ringraziare il Santo Padre Francesco per la decisione di vivere la prossima Giornata mondiale della gioventù con lui, tra un anno, a Cracovia?”, ha detto l’arcivescovo di Cracovia.
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