“La scomparsa dei cristiani d’Oriente è una tragedia umana. È una questione di portata storica e di civiltà allo stesso tempo. La minaccia della loro scomparsa è globale, reciderebbe anzitutto le radici spirituali necessarie per l’ispirazione di un’epoca attraversata da profondi cambiamenti”. È un passaggio della lettera che il Patriarca ecumenico, Bartolomeo I, ha inviato ai partecipanti all’incontro internazionale “Cristiani in Medio Oriente: quale futuro?”, promosso dalla Comunità di Sant’Egidio e che si è aperto oggi a Bari. Nel testo, letto nella veglia per la pace celebrata nella basilica di san Nicola, il patriarca di Costantinopoli ha ricordato che “i cristiani d’Oriente sono soprattutto gli eredi del cristianesimo originario forgiato nel paesaggio del Mediterraneo orientale che hanno saputo, con le loro tradizioni spirituali, linguistiche, culturali, plasmare ciò che il cristianesimo mondiale e contemporaneo è diventato”. La memoria di cui sono portatrici queste comunità, “porta le tracce di una coesistenza con il mondo musulmano che non è più accettabile agli occhi dei fondamentalisti”. Il futuro dei cristiani d’Oriente, per Bartolomeo, “risiede nel salvaguardare la loro azione di mediazione nei confronti del radicalismo di alcuni musulmani che li considerano come cavalli di Troia dell’Occidente. Ciò equivale a misconoscere la vita dei cristiani orientali e il loro profondo senso di libertà e la loro capacità di resilienza”. Una soluzione politica per il futuro dei cristiani d’Oriente, ha aggiunto Bartolomeo I, può “positivamente” avvalersi dell’”ecumenismo del sangue” e delle “sofferenze redentrici che costituiscono una nuova realtà nella nostra ricerca dell’unità dei cristiani. La crisi che attraversa il Medio Oriente – ha sottolineato il patriarca – può servire come un kairos ecumenico. Perché nel sangue e nelle lacrime si costruisce la consapevolezza di un destino comune atto ad alleviare le sofferenze della separazione”. Chiudendo il suo messaggio il Patriarca ha esortato la comunità internazionale “ad agire in conformità al diritto internazionale perché i cristiani d’Oriente non diventino solo un capitolo nei manuali di storia che racconta della loro inesorabile scomparsa. I cristiani d’Oriente sono le ‘pietre vive’ di una regione che ha forgiato la sua storia nel pluralismo degli scambi e dei contatti commerciali, ma anche intellettuali e soprattutto spirituali. Oggi, il fondamentalismo si erge contro questa lettura multisecolare. Una lotta globale contro il fondamentalismo – è stata la conclusione – assicurerà la loro presenza permanente in questa regione del mondo in cui è stato coniato il nome cristiano”.