Crudele il dilemma che si pone loro. “Non siamo stupidi, né pazzi – spiegava un anno fa il somalo Awas Ahmed, sopravvissuto a un naufragio -. “Siamo disperati e perseguitati. Restare vuol dire ‘morte certa’, partire vuol dire ‘morte probabile’”. Parole come macigni: in Europa “cerchiamo salvezza, futuro, cerchiamo di sopravvivere. Non abbiamo colpe se siamo nati dalla parte sbagliata e soprattutto voi non avete alcun merito di essere nati dalla parte giusta”. Probabilmente il giovane somalo è sopravvissuto grazie all’operazione Mare nostrum, conclusasi da qualche mese e sostituita da Triton che ha già dimostrato a caro prezzo la sua inefficienza. Mentre il centro di Lampedusa è perennemente al collasso e fa l’impossibile ad ogni ondata di profughi e di rifugiati, la rivista dei gesuiti precisa che l’Italia accoglie un rifugiato ogni mille persone, contro i 3,5 della Francia e gli oltre 11 ogni mille abitanti della Svezia. “È urgente una politica migratoria europea. In particolare, serve un efficace sistema comune europeo per richiedenti asilo”. “Quelle vittime muoiono sognando l’Europa – conclude l’editoriale -. Ma l’indifferenza rende ancora più tragico il dilemma tra ‘morte certa’ e morte probabile’”. Di qui l’auspicio che l’appello del Papa “non resti inascoltato”.