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Vescovo Carlo: la Chiesa vicino ai lavoratori per promuovere l’uomo nel lavoro

DIOCESI Primo Maggio festa di S. Giuseppe Lavoratore è la festa del lavoro. Una festa declinata in tanti modi, che ha una lunga storia e tradizione legata al suo nascere come festa che riconosceva i diritti e doveri dei lavoratori e un’attenzione al mondo del lavoro da richiamare. Una festa che ha assunto il tono giocoso della festa tra musica e sole, una festa che oggi l’urgenza dei tempi chiede riscopra la sua dimensione più profonda di giornata dedicata al tema del lavoro, anzi per essere più corretti dedicata ai lavoratori.

C’è una zona della nostra città, l’Agraria a Porto d’Ascoli che da quaranticinque anni celebra il primo maggio con una festa che coinvolge l’intero quartiere. Una festa di famiglia e di famiglie, che hanno costruito con il proprio lavoro un quartiere, hanno contribuito con una spiccata laboriosità all’autonomia, alla crescita, alla libertà della comunità locale con uno spirito di appartenenza che si è mostrato anche come spirito di solidarietà. Mentre le vie dell’Agraria si animano dei colori e sapori della festa, tra giochi, palloncini e buon cibo, c’è anche l’occasione di mostrare la vicinanza della Chiesa attraverso la preghiera e la celebrazione Eucaristica, a cui affidare i lavoratori e il suffragio di chi ha perso la vita mentre lavorava.

Quest’anno per la prima volta, c’è stata la presenza del vescovo Carlo invitato dalla parrocchia a celebrare l’Eucaristia. Prima della celebrazione ha incontrato alcune realtà del mondo del lavoro per mostrare la vicinanza della chiesa e aiutare a non perdere la fiducia.

Il vescovo ha ascoltato le voci del mondo del lavoro. Il momento, promosso dalla Pastorale sociale del lavoro diocesana, è stato l’occasione di ascoltare l’esperienza del rappresentante del CNA che a Comunanza ha attivato una serie di iniziative con le scuole per educare al lavoro e alla riscoperta di lavori tradizionali coinvolgendo le competenze delle famiglie. La difficoltà di un lavoratore precario, Gennaro, del sentirsi definito attraverso denominazioni legate all’avere o no lavoro quando ci si sente per prima cosa un essere umano.

Significativa la testimonianza di una donna lavoratrice proprio dell’Agraria, Adele, che ha raccontato al vescovo la storia di un quartiere dove molti sono venuti per lavorare costruendo attività e così le proprie case li dove c’erano i campi. Una rete produttiva che in parte si è interrotta dopo l’esperienza indimenticata dell’alluvione che ha messo in ginocchio il quartiere, ma ha anche fatto emergere tanta solidarietà. Ma come la gente dell’Agraria, anche Adele ha raccontato di essersi sempre rimboccata le maniche, ricominciando sempre e mettendo su insieme ad alcune amiche un’attività e credendoci e affidandosi anche alla Provvidenza, anche quando per un anno non hanno avuto nessuno stipendio. Storie di lavoratrici donne che hanno fatto davvero il quartiere, esempi di laboriosità e dedizione, come la signora Severina, un “mito” ha detto qualcuno, che trasferitasi dalla campagna aprì una bottega nel quartiere.

Il vescovo ha ricordato l’importanza del condividere, le energie spirituali e materiali, perché ci sia un vero sviluppo integrale, per tutto l’uomo e per ogni uomo. La Chiesa è quindi presente per ricordare il valore del lavoro che deve promuovere l’uomo.